INFANZIA

Frammenti antologici

Poche cose al mondo sono belle e più care del fanciullo. Se il mondo ne fosse privo ci parrebbe troppo oscuro.
Don Carlo Gnocchi, Andate ed insegnate, 1934

Una verità è ormai definitivamente acquisita dalla pedagogia: il fanciullo è più cuore che intelligenza, più passione che ragione; quindi la cura fondamentale dell’educatore deve puntare decisamente assai meno sulla mente che sul cuore.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

I grandi ideali di bontà e di bellezza fanno già fremere il cuore degli innocenti. Quanta grettezza, quanto calcolo, quanta avarizia vi è, in confronto, nel cuore degli adulti!
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

Perché i bambini dice il Vangelo che vedono direttamente Iddio e una volta si usava farsi benedire dai piccoli.
Don Carlo Gnocchi, lettera a Mario Biassoni, 25 maggio 1941

Nel fanciullo si riconciliava e rinasceva la vita infranta dalla guerra.
Don Carlo Gnocchi, Cristo con gli alpini, 1946

Quanti ne ho visti, di bimbi, nel mio triste pellegrinaggio di guerra. Tragico fiore sulle macerie sconvolte e insanguinate d’Europa, pallida luce di sorriso sulla fosca agonia di un mondo!…Poveri bimbi della mia guerra, miei piccoli amici di dolore, dove sarete oggi e che sarà di voi? Eppure soltanto da voi ci è stato dato di cogliere qualche gesto di dolcezza e di speranza in così orribile tragedia di odi e di sangue.  
Don Carlo Gnocchi, Cristo con gli alpini, 1946

Voci musicali e dolenti di bimbi, per le contrade deserte della Polonia che invocavano pane, quante volte non mi tornate nell’anima come un pianto lontano e un rimorso inquietante! Ed erano tutt’ossa quei piccini, le mani rinsecchite e protese, bastoncini le gambe tremanti nei calzoncini fatti troppo larghi… Facevano sciame improvviso intorno alle tradotte italiane, nelle lunghe e inspiegabili soste dei convogli in aperta campagna o nelle stazioncine diroccate dalla guerra,s’azzuffavano sui pezzi di pane gettati loro dai finestrini… e ho visto io la sentinella tedesca sparare macchinalmente in quel groviglio cinguettante di stracci!
Don Carlo Gnocchi, Cristo con gli alpini, 1946

L’altra sera, una chiara e fredda sera invernale spazzata dal vento, i miei piccoli, gli orfani dei miei alpini dormivano tutti naufragati nei grandi letti bianchi, della casa austera e serena preparata per loro. Dormivano il loro sonno di seta, popolato di corse spensierate al paesello alpestre, dalla voce pacata della suora insegnante, nella grande casa nuova ancora tutta da scoprire. E nell’oscurità frusciante di innocenti pensieri e di sogni ridenti, tornai a vedere gli occhi desti e trafiggenti dei miei morti. Lente e stanche le palpebre del sonno scendevano su di essi. I miei morti finalmente riposavano in pace.
Don Carlo Gnocchi, Cristo con gli alpini, 1946

Se la carità è una lotta per la vita, come non guardare di preferenza i piccoli senza affetto o per qualsiasi motivo sofferenti, mutilati, disabili o abbandonati, poveri bimbi di guerra! Chi come me, li ha visti in Albania, in Grecia, in Montenegro, in Croazia, in Polonia, in Ucraina, in Russia, a turbe scomposte, macilenti, randagi, stracciati, nella fame o nella morte, non riuscirà più a toglierseli dagli occhi e dal cuore.
Don Carlo Gnocchi, dalla testimonianza di mons. Aldo Del Monte, 10 gennaio 1946

Il problema dei bambini mutilati ha richiamato l’attenzione di tutto il mondo che attende dall’Italia la risoluzione del problema stesso. Quanto verrà fatto in Italia costituirà un esempio per tutte le nazioni colpite dalla guerra.
Don Carlo Gnocchi, lettera a Giulio Andreotti, 9 marzo 1949

Volesse il cielo che qualche voce autorevole come la sua convincesse qualche Congregazione od Istituto di carità e di educazione ad aprire le porte a questi poveri fanciulli (per i quali tra l'altro le rette sono irrisorie); ma per ora si ha l'impressione di essere una voce nel deserto e - quel che più conta - soltanto una voce e delle buone intenzioni. Quando a queste potrà veramente corrispondere un'opera di proporzioni adeguate al bisogno?
Don Carlo Gnocchi, lettera a mons. Giovanni Battista Montini, 8 maggio 1955

Ma è soprattutto questa guerra, l’ultima guerra atroce, abbattutasi particolarmente sugli inermi, che ha richiesto ai bambini una somma inaudita di dolore e di sangue, con le deportazioni in massa, la distruzione dei focolari, le persecuzioni razziali, i bombardamenti aerei, le colossali trasmigrazioni di popoli, la dispersione di tante famiglie, l’orfanezza, la fame, le epidemie e le mutilazioni. Poveri bimbi di guerra!
Don Carlo Gnocchi, Pedagogia del dolore innocente, 1956

Ma gli uomini, pur tanto solleciti nella valorizzazione dei tesori materiali e ciecamente credenti nella forza delle potenze terrene, non si curano di valorizzare i tesori spirituali nascosti nelle anime degli innocenti e non credono abbastanza al valore determinante, anche se incontrollabile, degli agenti soprannaturali, per la storia degli individui e per la storia del mondo!
Don Carlo Gnocchi, Pedagogia del dolore innocente, 1956

Per misurare quanto sia grande il “volume” di questo capitale, basta pensare al contributo di dolore che, in ogni tempo, hanno richiesto ai bimbi le malattie, la fame, le guerre, l’indigenza, l’abbandono, la miseria e la morte. Di ogni calamità si direbbe che la parte più pesante sia misteriosamente riservata agli innocenti.
Don Carlo Gnocchi, Pedagogia del dolore innocente, 1956

In ogni bambino sofferente, noi dobbiamo vedere, non solo l’uomo precocemente chiamato a partecipare all’umana solidarietà nel dolore, secondo la legge funesta di Adamo, ma un piccolo agnello che purifica e redime, secondo l’amorosa legge di Cristo… Noi dobbiamo vedere non soltanto un piccolo umano redentore con Cristo ed in Cristo, ma un intercessore ed un mediatore di grazia, in forza dell’irresistibile potenza di placazione e di impetrazione che il dolore innocente ha sul cuore di Dio.
Don Carlo Gnocchi, Pedagogia del dolore innocente, 1956

Ogni bimbo che soffre è come una piccolo reliquia preziosa della redenzione cristiana, che si attua e si rinnova nel tempo, ad espiazione dei peccati di tutti i giorni, degna di essere onorata e quasi venerata.
Don Carlo Gnocchi, Pedagogia del dolore innocente, 1956

L’infanzia cristiana è l’età che maggiormente si avvicina a quella beata del primo Adamo, quando Iddio scendeva ogni sera a parlare con l’uomo, da amico ad amico, e durante la quale, secondo la rivelazione di Cristo “i loro angeli vedono sempre la faccia del Padre che sta nei Cieli” (Mt 28,14).
Don Carlo Gnocchi, Pedagogia del dolore innocente, 1956

Altri potrà servirli meglio ch’io non abbia saputo e potuto fare, nessun altro, forse, amarli più ch’io non abbia fatto.
Don Carlo Gnocchi, dal testamento, 1956