EDUCAZIONE

Frammenti antologici

L’amore ai fanciulli è la dote fondamentale ed indispensabile per un educatore. L’educatore non può conoscere il fanciullo se non lo ama (l’amore è la chiave per penetrare il mistero delle anime) né può sopportare i pesi dell’educazione, senza un grande affetto. Il fanciullo non può rimanere a lungo e volentieri dove comprende di non essere amato.
Don Carlo Gnocchi, Andate ed insegnate, 1934

Eppure alcuni cooperatori dogmatici e superficiali hanno un metodo unico ed infallibile per tutti. Vorrebbero, come il supercapitalismo, la “standardizzazione del genere umano dalla culla alla bara. Che tutti gi uomini nascessero della stessa lunghezza, in modo che si potessero fare delle culle standardizzate; che i bambini desiderassero gli stessi giocattoli; che gli uomini andassero vestiti della stessa divisa, che leggessero tutti gli stessi libri, che fossero tutti degli stessi gusti al cinematografo”. 
Don Carlo Gnocchi, Andate ed insegnate, 1934

I ribelli presentano i casi pedagogicamente più interessanti. Dalle volontà forti e personali sono sempre balzati gli uomini grandi della storia civile e religiosa, i cavalieri dell’ideale, i santi, i condottieri ed i geni. Bisogna però di cercare di piegarli all’obbedienza, senza violenza. Reggerli con mano di ferro, ma con guanto di velluto… Disgustare questi caratteri significa spesso allontanarli per sempre dall’Associazione e dalla via del bene, scavare un solco indelebile d’avversione verso le cose e le persone più sante, perdere, senza speranza, dei soggetti che, passata la mattana giovanile,
finiscono di solito per diventare i giovani più ardenti e generosi.
Don Carlo Gnocchi, Andate ed insegnate, 1934

Se volete essere ubbiditi dovete comandar poco e comandar bene… Impegnare molto di rado l’autorità, solo nei momenti decisivi e con quasi certezza di riuscita, è arte grande. Fare il contrario è sempre segno di debolezza… Comandar bene, perché novanta volte su cento è il modo che manda a vuoto un ordine. Bisogna saper scegliere il tempo più opportuno, la forma adeguata al soggetto ed alle circostanze, mettere il paraurti sulle angolosità, bandire completamente i modi caporaleschi ed i sistemi terroristici o capricciosi. Tre doti ultime fondamentali, delle quali la regine è però l’ultima: la dolcezza. Virtù che però non deve confondersi con la debolezza.
Don Carlo Gnocchi, Andate ed insegnate, 1934

Io non ho mai capito perché molti educatori siano zelanti solo nel rimproverare e non si ricordino anche del dovere di lodare.
Don Carlo Gnocchi, Andate ed insegnate, 1934

Perché considerare l’educando semplicemente come un soggetto passivo dell’educazione? L’educando è un vivente. Come tale non può assimilare virtù e verità se non con un processo vitale e quindi eminentemente attivo. L’educazione è un’opera di collaborazione tra l’educatore e l’educando, perché il ragazzo non è una “cosa” ma una “persona”.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

La vita non si inventa né si improvvisa con un atto di volontà, sincero ed eroico finché si vuole; la vita si costruisce, come una casa, pietra su pietra, atto per atto, giorno per giorno. Niente d’improvviso nella natura.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

Il miglior modo di educare i figli è quello di educare i loro genitori.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

La pedagogia esclude l’azzardo.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

La gioventù deve volare per non strisciare.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

L’adolescenza è il tempo della seconda nascita, In essa nasce l’uomo.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

Fate che il bene sia attraente e avventuroso almeno quanto il male, perché molto spesso i giovani peccano perché la vita morale appare loro piatta, borghese e perfino antipatica, per un errore di presentazione da parte degli educatori.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

In pedagogia, che è pure una sottile strategia di anime, un intervento ritardato equivale spesso a un intervento sfortunato; un intervento tempestivo può significare la vittoria.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

L’educazione dell’amore non è una lezione scolastica che si possa impartire in un’ora o in parecchie ore di insegnamento, assisi cattedraticamente in poltrona, col piccino seduto compostamente dinanzi. Non è una lezione di astronomia né un itinerario di viaggio. È l’educazione di tutto l’uomo e la vita appena può bastare a iniziarla.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

La vera pedagogia del cuore non può fissarsi soltanto in una posizione di difesa e di immunizzazione dal male; affinché sia completa e duratura, deve costruire positivamente e in profondità. Uno degli obiettivi a cui deve tendere l’ educatore è quello di stabilire le condizioni necessarie e sufficienti per dare al giovane la conoscenza psicologica e la stima del sesso opposto perché l’amore si sviluppi sano e normale.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

Non c’è il giovane, ma i giovani. Non esiste il tipo umano universale, ma ogni individuo è un caso a se stante, con fenomeni propri, con sviluppi e complicanze assolutamente originali, La natura non si ripete mai. Quindi ricette pedagogiche a uso universale e medicine per tutti i mali non ve ne sono.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

Come è tetra l’aria di certi ambienti educativi! Non vi risuonano che allarmi, non brillano nel buio che occhi di semafori rossi… Nulla è più deprimente sull’animo giovanile di queste apocalissi. Anche perché nulla è più falso. Bisogna spalancare le finestre dell’anima al più solare ottimismo.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

Bisogna far sentire ai giovani che i buoni non sono pochi, che la virtù esiste ancora, anche se nascosta - anzi appunto perché nascosta - bisogna dar loro il senso corroborante della solidarietà nel bene. Guai a chi è solo! Presto sarà un vinto. Siate sempre ottimisti nella vostra opera di educatori.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

Forse pochi educatori conoscono l’alto potenziale di sacrificio che spesso rimane latente nei giovani. Temono di esigere troppo… Non bisogna peccare di grettezza. Bisogna battere al cuore dei giovani con fermo coraggio, senza il dubbio di Mosè dinanzi alla rupe dell’acqua viva. Bisogna chiedere il tutto per tutto. Solo così si ottiene.
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

Quando si tratta di giovani, qualche volta il secondario può rovinare anche il principale. “In fatto di educazione è più importante il saper fare che il fare” (F.Charmot).
Don Carlo Gnocchi, I giovani del nostro tempo e la direzione spirituale, 1940

Diamo più anima e meno precetti alla morale dei nostri giovani.
Don Carlo Gnocchi, I giovani del nostro tempo e la direzione spirituale, 1940

La dote fondamentale di un buon metodo di direzione è senz’altro la gradualità.
Don Carlo Gnocchi, I giovani del nostro tempo e la direzione spirituale, 1940

Costruire non è tutto, bisogna difendere l’opera delle proprie mani.
Don Carlo Gnocchi, I giovani del nostro tempo e la direzione spirituale, 1940

Nulla, assolutamente nulla, può efficacemente contribuire alla conservazione ed all’accrescimento di un organismo vivente se non è assimilato con un processo vitale.
Don Carlo Gnocchi, I giovani del nostro tempo e la direzione
spirituale, 1940

La prima condizione è quella di tenere i contatti con i giovani… Il secondo mezzo è quello di amare tanto i giovani. L’amore unifica: avvicina i giovani a noi e noi ai giovani. L’amore rende veggenti ed ha intuizioni che valgono, in questa materia, infinitamente più di tutte le speculazioni fredde ed estranee della ragione.
Don Carlo Gnocchi, I giovani del nostro tempo e la direzione spirituale, 1940

Voi sapete quale importanza per la vostra formazione hanno le vacanze. Ebbene, quest’anno più che mai dovete avere ed attuare, durante questi lunghi mesi, un programma di sacrificio. In ogni modo: nello sport, nello studio, nell’orario della giornata, nel cibo, bisogna che cerchiate avidamente le occasioni di sacrificarvi. La vacanza non è mai, e tanto meno in quest’ora di tragedia per il mondo, un periodo di godimento spensierato e debilitante, ma deve essere il tempo più propizio per dedicarsi liberamente alla formazione del proprio carattere, cioè al sacrificio…  Quello che non vi obbliga a fare la vacanza, fatelo voi di spontanea volontà. Sacrificatevi. In quest’ora non vi devono essere disertori del sacrificio. Le forme le lascio a voi. Ma è certo che se saprete rinunciare, la vostra vacanza sarà bella. Bella davanti a Dio che apprezza il sacrificio, bella per voi, perché la rinuncia ha già il premio in se stessa.
Don Carlo Gnocchi, lettera agli alunni del Gonzaga, 23 aprile 1941

Le unisco anche una lettera che potrebbe essere riprodotta. È un incitamento ai ragazzi a compiere l’opera di carità di scrivere ai miei alpini e alle loro case. Vedesse quanto bene fa. Ora, a conti fatti, solo un terzo o forse meno dei miei “scarponi” ha ricevuto dai nostri figliuoli e poche famiglie. Se lei manda una circolare, torni a raccomandare la cosa. È tanto utile anche per la loro formazione.
Don Carlo Gnocchi, lettera al direttore del Gonzaga, 7 luglio 1941

La facoltà di adattamento e l'opera industriosa e instancabile di questa gente montanara è veramente prodigiosa; ma essa viene dall’abitudine contratta fino dai primi anni di trovare la vita povera e difficile e di affrontare la montagna avara ed ostile. Imparate, cari figlioli, fin da principio la virtù dello sforzo e del sacrificio perché essa soltanto vi può servire in ogni ora e circostanza della vita.
Don Carlo Gnocchi, lettera agli alunni del Gonzaga, 22 ottobre 1942

I giovani moderni si direbbe che hanno la forza di volontà all’ingrosso, ma non al minuto, sanno fare le grandi cose ma non le piccole. Il male si è che la vita è fatta proprio da questi imponderabili e che le ore solenni non suonano ogni giorno all’orologio della storia. 
Don Carlo Gnocchi, Restaurazione della persona umana, 1946