ARTE

Frammenti antologici

Al giovane va proposto “un ideale” e non solo “un’idea”, anche se in un mondo accanitamente in lotta per la vita, è inesorabilmente handicappato chi vuol fare della poesia.
Don Carlo Gnocchi, L’aratro e la stella, in Problemi giovanili, 1939

Con Dio e in Dio i fanciulli amino le cose belle, l’arte “a Dio quasi nepote” (Dante) e la natura che “narra la gloria di Dio” (Salmi).
Don Carlo Gnocchi, Educazione del cuore, 1937

L’arte e l’amore nascono dal “nonnulla” di cui ha parlato Pascal. Il lontano sussurro di una melodia in fondo all’anima (magari sul ritmo monotono di una goccia cadente per Chopin), il balenìo di un ideale di bellezza nella pupilla (intuita in un blocco di marmo abbandonato, come per il David di Michelangelo), la rapida e confusa enunciazione di una legge fisica e metafisica alla mente assorta (dietro il moto pendolare di una lampada nella cattedrale di Pisa, per Galileo), la fulminea intuizione dell’anima “gemella”, attraverso un dolce viso di donna (come per tutti coloro che hanno potuto realizzare il loro sogno d’amore) hanno dato origine ai capolavori della scienza, della bellezza e dell’amore. Purché attentamente raccolti, appassionatamente seguiti e perdutamente amati.
Don Carlo Gnocchi, Restaurazione della persona umana, 1946  

L’ideale stesso della letteratura d’avanguardia che è quello disumano di “non impegnare” e di non “pretendere” e l’architettura funzionale, anonima e impersonale, sono segni esteriori, ma sommamente espressivi, del vuoto spirituale sul quale cammina e costruisce la nostra generazione.
Don Carlo Gnocchi, Restaurazione della persona umana, 1946