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NarrAzioni che diventano ponti, voci che si incontrano e relazioni che generano possibilità. È intorno a questo filo conduttore che la Fondazione ha celebrato la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, indetta dalle Nazioni Unite nel 1981 per aumentare la consapevolezza verso la comprensione dei problemi connessi alla disabilità e l'impegno per garantire la dignità, i diritti e il benessere delle persone con disabilità. L'evento "Don Gnocchi", al Teatro 89 di Milano, ha dato spazio a testimonianze, progetti ed esperienze capaci di raccontare l’impegno quotidiano della Fondazione accanto alle persone con disabilità e alle loro famiglie.


Ad aprire la mattinata sono state Elena Morselli, responsabile del Dipartimento Disabilità Adulti e Sara Alberti, responsabile del servizio socioeducativo del Centro “S. Maria Nascente” di Milano (ascolta qui la sua intervista in radio), che hanno ricordato il valore dell’ascolto autentico e della narrazione come forma di cura. Nei saluti istituzionali, l’assessora Roberta Lamberto (Municipio 7 di Milano) ha invece sottolineato l’importanza del lavoro di rete che la Fondazione porta avanti sul territorio, citando l’esperienza della “Rete del Sollievo”: «Le connessioni sono indispensabili per restare umani e qui di umanità ce n’è molta».
La voce narrante di Mauro Ledda ha poi accompagnato i numerosi presenti in un percorso fatto di storie e riflessioni, ricordando che ascoltare significa riconoscere e valorizzare l’altro.
La prima sessione, condotta da Monica Malchiodi e Claudia Lucato ha messo al centro il valore del volontariato, con la testimonianza di Andrea Amato, presidente dell’associazione “WAU! Milano”. Un volontariato che non è solo tempo donato, ma relazione, presenza e cura concreta dei luoghi abitati da pazienti e operatori. «Le connessioni tra volontari e persone che incontrano – ha ricordato Lucato – sono magiche e lasciano segni indelebili».
Le testimonianze di Rosy Santoro, mamma di Andrea e Claudio Magno, papà di Danilo, hanno invece dato voce all’esperienza delle famiglie. Storie di dolore, scoperta, diritti e resilienza: Rosy ha richiamato l’attenzione sull’importanza dell’affettività nella vita delle persone con disabilità; Claudio ha condiviso il percorso della propria famiglia, sottolineando il ruolo essenziale del sostegno ricevuto dalla rete della Fondazione.



Uno dei racconti più intensi è stato certamente quello di Alessandro, giovane con tetraparesi spastica seguito al CDD4 del Centro “S. Maria Nascente” di Milano, che ha raccontato il proprio percorso attraverso un dispositivo a controllo oculare.
La narrazione è stata arricchita dagli interventi delle educatrici professionali Elena Bortolozzi e Silvia Pozzi e del fisioterapista Francesco Mina, che hanno illustrato un progetto personalizzato fondato su ascolto, competenze tecniche e continuo lavoro di rete.
Il padre di Alessandro ha espresso una gratitudine che si è fatta voce dell’intera comunità di famiglie: «Affidarsi alla Fondazione è stata una scelta felice. Siete eroi che ogni giorno lavorano silenziosamente per il bene degli altri».
Questa sessione ha ricordato quanto sia determinante il lavoro delle équipe educative e riabilitative della Fondazione: progettare insieme significa infatti aprire spazi di autonomia e realizzazione possibile, anche là dove sembrava impossibile immaginare.
Lella Manzoni, fondatrice di IdeaVita, ha poi raccontato il percorso di autonomia del figlio Paolo e l’importanza di creare progetti di vita indipendente personalizzati.
L’esperienza dedicata a Franco Tomassone, giovane che aveva intrapreso un progetto di housing sociale, ha invece ricordato quanto ogni cammino di autonomia sia prezioso e meriti protezione e continuità.
Gli studenti del terzo anno del corso di Educazione Professionale dell’Università degli Studi di Milano – sede Fondazione Don Gnocchi – hanno presentato un video che raccoglie storie, sguardi e riflessioni sulla diversità. Un contributo che ha reso evidente come la formazione degli educatori nasca dal contatto diretto con le vite delle persone, dal riconoscere disabilità visibili e invisibili e dall’imparare a valorizzarle.

La mattinata si è conclusa con la restituzione del laboratorio di scrittura creativa che ha coinvolto operatori ed educatori dei CDD e RSD della Fondazione Don Gnocchi insieme a persone con disabilità dei centri di Milano, Legnano, Castello, Cascina Bianca e “Il Gabbiano”. Partendo da parole come sguardo, rete, territorio, connessione, opportunità, cambiamento, il gruppo ha costruito una narrazione corale fatta di emozioni, riflessioni e desideri.
Un’esperienza che ha mostrato la forza generativa delle relazioni educative: accompagnare significa camminare accanto, dare voce, riconoscere possibilità, condividere significati.
La mattinata è stata chiusa dal presidente della Fondazione don Vincenzo Barbante, che ha ricordato il cuore della missione della “Don Gnocchi”: «Ogni vita è preziosa: le storie ascoltate oggi ce l’hanno ricordato. Ognuno di noi è fragile, ma la solidarietà cambia le cose. Le connessioni creano ponti, ma i ponti servono solo se sappiamo abbattere le porte ed entrare nei mondi degli altri. Così possiamo costruire una società più degna e ricca di speranza».
La giornata ha reso visibile il lavoro quotidiano che la Fondazione Don Gnocchi porta avanti insieme ad educatori, terapeuti, operatori, volontari e famiglie: accompagnare ogni persona a scoprire il proprio spazio di autonomia, dignità e desiderio. Un impegno fatto di competenza e dedizione, ma soprattutto di relazione. Quella relazione che, come un filo invisibile, unisce e trasforma.
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