L'inaugurazione il prossimo 8 maggio. Integra tecnologie ... (Leggi tutto)
In occasione della Giornata Mondiale del Parkinson (che si celebra in tutto il mondo l'11 aprile, per omaggiare, nel giorno della sua nascita, il medico inglese James Parkinson che fu il primo a scoprire e descrivere gli effetti della patologia) la Fondazione Don Gnocchi rilancia il valore della riabilitazione come strumento terapeutico centrale nella gestione della malattia. Una risorsa sempre più apprezzata anche nella pratica clinica quotidiana, che ha dimostrato di poter incidere in modo significativo sulla qualità della vita dei pazienti, rallentando la progressione della disabilità e riducendo il carico farmacologico.
La riabilitazione per la malattia di Parkinson migliora parametri come mobilità, equilibrio o coordinazione. Ma non solo: favorisce un controllo più stabile dei sintomi, contribuendo a contenere la necessità di aumentare le dosi di farmaci nel tempo. È quanto emerge da diversi studi scientifici recenti, che ne confermano l’efficacia anche sul lungo periodo.
Un articolo pubblicato nel 2021 sulla rivista Parkinson Disease ha dimostrato che la fisioterapia prolungata per almeno sei mesi è in grado di ridurre i sintomi motori nei pazienti con Parkinson lieve-moderato, anche durante le pause farmacologiche. Un ulteriore studio apparso nel gennaio 2025 su Archives of Physical Medicine and Rehabilitation, analizzando 13 ricerche su 588 pazienti, ha evidenziato che un ciclo intensivo di terapia fisica può ridurre del 10% la dose di levodopa necessaria al termine del programma.
«Oggi più che mai, investire nella riabilitazione significa dare ai pazienti strumenti concreti per vivere meglio, ritardare l’evoluzione della malattia e alleggerire il peso della farmacoterapia. È una scelta clinica, ma anche profondamente umana», sottolinea il professor Sandro Sorbi (nella foto sopra), neurologo e direttore scientifico dell’IRCCS “Don Gnocchi” di Firenze.
In Italia il Parkinson è la seconda patologia neurodegenerativa più diffusa dopo l’Alzheimer, con una prevalenza stimata in 200-300 casi ogni 100 mila abitanti e circa 10 nuovi casi ogni anno ogni 100 mila persone. Anche se l’età media dei pazienti supera i 60 anni, circa il 10% dei casi si manifesta prima dei 60, e a questa malattia si affiancano i parkinsonismi, quadri clinici più complessi con decorso e risposte terapeutiche differenti.
Fondamentale, quindi, promuovere la conoscenza dei campanelli d’allarme della malattia, che possono comparire anni prima della diagnosi: disturbi del sonno, sindrome delle gambe senza riposo, depressione, dolore muscolare, alterazioni dell’olfatto e del transito intestinale. Riconoscerli precocemente consente di iniziare un trattamento mirato e tempestivo.
La Fondazione Don Gnocchi è da anni in prima linea su questo fronte, con centri specializzati in nove regioni italiane e progetti d’avanguardia che uniscono ricerca, tecnologia e cura personalizzata.
All'IRCCS di Milano è attivo il DIARIAPARK (Centro per la Diagnosi e Riabilitazione della Malattia di Parkinson e Disordini del Movimento), che garantisce percorsi multidisciplinari e personalizzati per la presa in carico del paziente nelle varie fasi della malattia.
Al Centro "S. Maria ai Servi" di Parma lo Sportello Parkinson svolge la sua attività in collaborazione con l’Unione Parkinsoniani e con medici neurologi specialisti in questo settore.
Sul versante della ricerca scientifica, ad esempio, all’IRCCS di Firenze è attivo lo studio VIRTREAD-PD, che esplora l’uso della realtà virtuale aumentata su tapis roulant, valutando anche biomarcatori clinici e biologici per costruire percorsi riabilitativi su misura. Al Polo Riabilitativo di Sant’Angelo dei Lombardi (AV), invece, si sta sviluppando una piattaforma robotica per il training motorio e cognitivo basata su sensori e realtà virtuale, capace di migliorare l’aderenza dei pazienti al trattamento.
Sempre a Firenze, lo studio SANDY indaga il potenziale dell’analisi salivare tramite spettroscopia Raman per la diagnosi precoce delle malattie neurodegenerative. Questo approccio non invasivo è anche al centro del progetto MINERVA, coordinato dall’IRCCS di Milano con il supporto dell'IRCCS di Firenze, che punta a identificare biomarcatori salivari utili al riconoscimento e al monitoraggio non solo del Parkinson, ma anche dei parkinsonismi atipici e dell’Alzheimer.
Una strategia, quella della riabilitazione integrata con la ricerca e le nuove tecnologie, che si sta rivelando sempre più vincente. Perché curare significa anche dare alle persone strumenti per continuare a vivere con dignità, autonomia e speranza.
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