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Rafforzare le competenze locali, costruire alleanze durature e migliorare concretamente la qualità delle cure per i bambini più fragili. È con questi obiettivi che nelle scorse settimane la Fondazione Don Gnocchi ha realizzato una missione tecnico operativa a Phnom Penh, al Center for Child and Adolescent Mental Health (CCAMH) di Caritas Cambodia, nuovo partner della Fondazione nel sud est asiatico.
La missione si inserisce nel più ampio impegno della Fondazione nella cooperazione internazionale e nello sviluppo di servizi riabilitativi sostenibili nei Paesi a basso e medio reddito, con un’attenzione particolare ai bambini con disturbi dello spettro autistico e bisogni comunicativi complessi.

L’attività ha combinato due dimensioni complementari: da un lato l’osservazione diretta delle pratiche cliniche, educative e riabilitative adottate dal CCAMH; dall’altro una formazione specialistica intensiva rivolta a professionisti locali.
L’équipe della Fondazione – composta da Sara Dukic (desk officer), Francesca Alberti (logopedista) e Julieta Giacani (terapista occupazionale) – ha affiancato il personale del Centro nelle attività quotidiane, osservando sessioni individuali e di gruppo con i bambini. Particolare attenzione è stata dedicata alle modalità comunicative, alla gestione dei comportamenti dis regolati e all’uso di strumenti visivi per favorire autonomia e partecipazione.
Le indicazioni fornite sono state pensate per essere immediatamente applicabili nel contesto locale: strategie per migliorare la comunicazione funzionale, organizzare routine educative efficaci e sostenere il coinvolgimento delle famiglie nel percorso di cura.


Cuore della missione è stato un workshop intensivo di tre giorni, a numero limitato, dedicato a logopedia, terapia occupazionale e utilizzo trasversale della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA). Hanno partecipato 30 professionisti, non solo del CCAMH ma anche di altre organizzazioni locali impegnate nel settore della disabilità, favorendo uno scambio multidisciplinare di esperienze e competenze.
«Il percorso formativo – spiega Sara Dukic - ha affrontato temi chiave per il lavoro con bambini con disturbi dello spettro autistico: dall’integrazione sensoriale alle autonomie quotidiane, dalla gestione delle sfide alimentari e dei comportamenti auto lesivi alla costruzione di piani educativi e riabilitativi individualizzati. Ampio spazio è stato inoltre dedicato alla comunicazione e al linguaggio, con un focus sulla CAA come strumento trasversale e condiviso tra diverse figure professionali e sul ruolo fondamentale dei genitori nel percorso terapeutico».
La partecipazione attiva e l’elevata motivazione dei professionisti coinvolti hanno confermato il forte bisogno di formazione specialistica e la capacità di tradurre rapidamente la teoria in pratica.



La missione ha rafforzato il dialogo istituzionale tra la Fondazione Don Gnocchi e il CCAMH, ponendo le basi per una collaborazione strutturata e di lungo periodo. Entrambe le organizzazioni hanno espresso piena soddisfazione per i risultati raggiunti e la volontà di proseguire il lavoro insieme.
Con il nuovo anno, sono già allo studio un piano formativo annuale su logopedia, terapia occupazionale, CAA e gestione comportamentale; nuove missioni sul campo e momenti di supervisione online e lo sviluppo di materiali didattici condivisi a supporto del lavoro quotidiano dei professionisti locali.
Questa missione rappresenta inoltre un passo significativo nel rafforzamento della presenza internazionale della Fondazione Don Gnocchi in Cambogia. La competenza dell’équipe italiana e la straordinaria disponibilità del team del CCAMH hanno dato vita a un confronto professionale ricco e costruttivo, orientato a un obiettivo comune: migliorare la qualità della vita dei bambini con disturbi dello sviluppo e delle loro famiglie.

«Vogliamo esprimere un grazie sincero alla direzione e a tutto il personale del CCAMH per l’accoglienza e la collaborazione dimostrate - conclude Sara Dukic -. Siamo convinti che solo attraverso il lavoro condiviso sia possibile costruire nel mondo percorsi di cura più inclusivi e sostenibili».
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