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Una missione che cresce e si rinnova nel tempo. Un impegno che si declina ogni giorno a fianco di persone fragili e famiglie in situazioni di bisogno. La Fondazione Don Gnocchi ha pubblicato e diffuso il Bilancio di Missione 2023, anche quest’anno prezioso strumento di rendicontazione delle proprie attività per un rapporto sempre più solido e trasparente e legami sempre più proficui con i numerosi stakeholders, dagli ospiti ai dipendenti, dai fornitori ai sostenitori, dalle istituzioni pubbliche, private, accademiche, dell'impresa e del volontariato agli organi di informazione e agli influencer.
«Redigere il Bilancio di Missione - sottolinea don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Gnocchi - comporta inevitabilmente il riesame non solo di ciò che è stato fatto nel corso dell’anno, ma anche e soprattutto del come esso sia stato fatto, per rispondere all’unica domanda che conta veramente: abbiamo realizzato il compito, ovvero la missione che ci è stata affidata da don Carlo? Possono i numeri aiutarci in questo? Certamente i dati relativi all’attività svolta possono dare una misura dell’impegno profuso, ma poco possono dirci in merito alla modalità di esecuzione del nostro lavoro, dell’empatia e della compassione che abbiamo messo nella relazione con i nostri ospiti e pazienti, della capacità di prenderci davvero carico di ogni singola e unica persona che si è affidata a noi. Questi aspetti sono forse riscontrabili, più che nei numeri, nelle testimonianze proprio dei nostri pazienti e dei loro familiari, alcune delle quali abbiamo voluto riproporre nelle pagine di questo bilancio».
Tra i numeri dell’attività dello scorso anno balzano all’occhio i quasi 15 mila pazienti ricoverati in degenza di riabilitazione e altrettanti assistiti a domicilio, oltre ai 2.683 anziani assistiti nelle RSA e nei Centri diurni. E ancora, gli 815 pazienti con Gravi Cerebrolesioni Acquisite, i 491 disabili accompagnati ogni giorno e i 303 mila pazienti accolti negli ambulatori territoriali.
Sul versante internazionale, spiccano gli 8.310 fra assistiti e destinatari di attività di sensibilizzazione nell’ambito dei progetti di solidarietà in corso in Bosnia-Erzegovina, Ucraina, Ecuador, Bolivia, Myanmar e Cambogia.
Il report si sofferma anche sull’attenzione riservata alla comunità di dipendenti e collaboratori (“Prendersi cura di chi si prende cura”) e sull’impegno dedicato all’equilibrio cruciale tra salute sul lavoro e sostenibilità ambientale. Corposo e articolato il Piano formativo con l’obiettivo di incidere su efficacia ed efficienza dei processi, clima aziendale e cultura dell’organizzazione, con oltre 8 mila partecipanti e più di 67 mila ore di formazione complessive.
«I bisogni delle persone ci interrogano, richiedono che le nostre organizzazioni siano dinamiche e flessibili e pronte al cambiamento - scrive il direttore sanitario e socioassistenziale di Fondazione, Lorenzo Brambilla, nel capitolo “Fragilità e cronicità: quale modello di presa in carico?” - per fornire le migliori risposte cliniche, assistenziali e riabilitative, cercando negli orizzonti della ricerca scientifica le migliori soluzioni individualizzate».
E proprio sul fronte della ricerca, con il saluto alla nuova direttrice scientifica Maria Cristina Messa, è sottolineato il lavoro degli oltre 290 ricercatori presenti in Fondazione, con un impact factor salito a 1.531, grazie a 309 pubblicazioni scientifiche.
«La società invecchia, la medicina progredisce e lascia sempre più persone con problemi che non possono essere completamente “guariti” – scrive in proposito la direttrice operativa della Direzione Scientifica Paola Gabaldi -, ma sembra che il sistema socio-politico-culturale non se ne renda conto. Al contrario, è quanto mai necessario un cambio di prospettiva, con il passaggio da un modello incentrato solamente su malattia e terapia a un modello dove pensieri, preoccupazioni e aspettative dei pazienti e dei loro familiari e caregiver sono elemento da rispettare per mantenere e migliorare la qualità di vita. Un modello che è sa sempre il cardine delle attività della Fondazione, non solo sul fronte clinico-assistenziale ma anche della ricerca».
«La redazione e la pubblicazione di questo volume - aggiunge il direttore generale, Francesco Converti - rappresenta infatti un’opportunità di confronto con tutti i nostri stakeholder, siano essi interni o esterni, e di diffusione di una visione unitaria e “di sistema” di Fondazione, intesa come un corpo unico, con un unico modus operandi in tutte le regioni di afferenza, dalla Lombardia alla Basilicata. Uno stile unico e riconoscibile, appunto, quello di Fondazione Don Gnocchi, caratterizzato da tre tratti inconfondibili: ascolto, assistenza e tutela. Tre parole tra loro profondamente connesse, poiché senza ascolto non si avvertirebbero le esigenze assistenziali della comunità e non si potrebbero creare quelle sinergie con la popolazione che contribuiscono, in maniera significativa, alla realizzazione e alla tutela del bene comune».
Un po’ come le parole di saluto di Adele, ragazza accolta, assistita e riabilitata al Centro “Don Gnocchi” di Sant’Angelo dei Lombardi (Av) dopo un complesso intervento alla schiena: «Grazie agli operatori della Fondazione, persone meravigliose, sono migliorata nel fisico e cresciuta nell’anima. Sono entrata sostenuta dai miei familiari ed esco saltellando. È stato un viaggio straordinario, sono fiera del mio coraggio e della forza che ho tirato fuori grazie a loro per sopportare dolori e fatiche. Mi hanno fatto sudare e piangere, ma oggi ho solo lacrime di gioia pensando alla mia nuova vita. Nessuna parola può esprimere la mia riconoscenza. E allora vi dico semplicemente grazie per la vita!».
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