Il progetto, guidato dall'ingegnere Tiziana Lencioni ha... (Leggi tutto)
Si è aperta con l’attesa proclamazione dei vincitori del premio Giovani Ricercatori 2025 - sostenuto dall’Associazione Nazionale Alpini - la tradizionale Giornata della Ricerca della Fondazione Don Gnocchi, svoltasi al Centro IRCCS “Don Gnocchi” di Firenze e dedicata quest’anno al tema "La ricerca a fianco del paziente nel suo percorso di salute". Un avvio denso di emozione e significato, che ha voluto premiare il talento e la visione scientifica delle nuove generazioni impegnate nella ricerca biomedica e riabilitativa della Fondazione.
A consegnare i riconoscimenti il consigliere nazionale dell’Ana Marco Ardia e il presidente della Fondazione Don Gnocchi, don Vincenzo Barbante, che hanno sottolineato come lo sviluppo di nuove conoscenze sia inseparabile dall’attenzione quotidiana alla persona fragile.

I premiati – valutati da una giuria esterna alla Fondazione – sono Francesca Borgnis e Sara Isernia, ricercatrici della riabilitazione impegnate al Centro Avanzato di Diagnostica e Terapia Riabilitativa (Caditer) dell’IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano; Silvia Annunziata, medico neuropsichiatra infantile all’IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano e Stefano Doronzio, coordinatore del gruppo di ricerca sulla riabilitazione robotica al Promise@Lab dell’IRCCS “Don Gnocchi” di Firenze.
«Il mio lavoro – spiega Francesca Borgnis - punta a trasformare il progresso tecnologico in strumenti realmente utili per la clinica, grazie allo sviluppo di protocolli riabilitativi innovativi e sostenibili e di sistemi di valutazione digitali come EXIT360, capaci di individuare precocemente deficit cognitivi in contesti ecologici. Abbiamo contribuito a programmi di telereabilitazione cognitiva e motoria e allo sviluppo di terapie digitali per patologie neurodegenerative e croniche, con benefici documentati sia per i pazienti sia per la sostenibilità dei servizi».
«Lavoro all’integrazione di tecnologie abilitanti e approcci multidimensionali per la valutazione e la riabilitazione della sclerosi multipla, del Parkinson e delle condizioni di demenza – aggiunge Sara Isernia -. Studiamo la cognizione sociale, analizzando i meccanismi neurali che guidano le competenze relazionali e sviluppando strategie riabilitative per favorire una vita sociale ricca e di supporto. Un lavoro che unisce neuroscienze, innovazione e una profonda visione relazionale della cura».


Dall'alto, Francesca Borgnis, Sara Isernia, Silvia Annunziata e Strefano Doronzio
Specializzata negli interventi precoci per i disturbi dello spettro autistico, Silvia Annunziata conduce il progetto Erisids, dedicato ai fratelli e alle sorelle di bambini con autismo, integrando misure cliniche, genetiche, epigenetiche e tecniche di osservazione comportamentale. «Utilizziamo robot sociali umanoidi, come Nao – spiega - per rendere gli interventi più coinvolgenti ed efficaci. Le nostre ricerche contribuiscono allo sviluppo di percorsi precoci fondati sulle evidenze e orientati ai reali bisogni dei bambini e delle loro famiglie».
Ricercatore a Firenze, Stefano Doronzio sviluppa e valida protocolli riabilitativi e misure di outcome per condizioni ad alto impatto sanitario come ictus, Parkinson e invecchiamento. «Il nostro approccio, cross-culturale e co-creato con pazienti, familiari e professionisti – aggiunge - mira a modelli di cura accessibili e realmente rispondenti ai bisogni delle persone. Utilizziamo anche biomarker digitali per identificare sottogruppi di pazienti e favorire percorsi di riabilitazione di precisione».

La presenza di importanti rappresentanti istituzionali ha sottolineato il forte e proficuo radicamento territoriale della Fondazione e il costante impegno nel fare rete per un ruolo sempre più strategico e consolidato nel sistema sanitario e sociosanitario regionale, nazionale e oltre.
Lo hanno ribadito a più voci Stefania Saccardi, presidente della Giunta regionale toscana («Ricerca e giovani sono un binomio di grande significato. Sono grata alla Fondazione perché ci richiama sempre a valori straordinari: qui si investe in cura e ricerca, ma sempre accanto e al servizio dei pazienti e per il miglioramento della vita di tutti»), Federico Gelli, direttore generale Sanità, Welfare e Coesione Sociale della Regione Toscana; Valerio Mari, direttore generale Azienda USL Toscana Centro; Daniela Matarrese, direttrice generale AOU Careggi; Carmen Barba, responsabile del Laboratorio di Neurofisiologia Clinica dell’ospedale Meyer; Vincenzo Calabretta, sovrintendente sanitario regionale INAIL Toscana; Alessandra Petrucci, rettrice dell’Università degli Studi di Firenze e Luca Padua, direttore dell’Ufficio 3 della Direzione Generale Ricerca e Innovazione in Sanità del ministero della Salute («Sono stato ben 25 anni in Fondazione e la figura di don Carlo Gnocchi mi ha veramente toccato e i suoi valori guidano ancora oggi il mio lavoro»).

Nel suo intervento, il direttore generale della Fondazione Don Gnocchi Francesco Converti ha evidenziato come l’integrazione tra servizi e innovazione tecnologica sia oggi un passaggio imprescindibile: «Il nostro obiettivo è costruire percorsi che accompagnino davvero la persona in ogni fase della fragilità, connettendo ospedale, territorio, RSA e domicilio attraverso modelli assistenziali supportati da ricerca, dati e tecnologie digitali».
La direttrice scientifica della Fondazione Maria Cristina Messa ha presentato i dati della ricerca in Fondazione e ha richiamato – riferendosi alle sfide indicate nel piano strategico per i prossimi anni - la necessità di una ricerca sempre più vicina alla pratica clinica e capace di generare impatto: «La sfida dei prossimi anni sarà portare sempre più in corsia, in modo rapido ed efficace, i risultati dei nostri studi, investendo su competenze, infrastrutture, biobanche e collaborazioni interdisciplinari».
La giornata è proseguita con tre tavole rotonde, dedicate a temi chiave per l’evoluzione del sistema sanitario: la medicina predittiva, tra biologia, intelligenza artificiale e imaging clinico; l’innovazione della riabilitazione, con modelli e tecnologie per l’organizzazione intraospedaliera; la rete della riabilitazione, per garantire continuità tra ospedale e territorio.

«Abbiamo una grande responsabilità sulle spalle e siamo consapevoli che il nostro lavoro si svolge in un contesto tutt’altro che facile - ha detto nelle sue conclusioni il presidente don Vincenzo Barbante, ringraziando i ricercatori per l’impegno profuso ogni giorno -. I temi di questa giornata richiamano ciò che è profondamente radicato nei nostri valori: la volontà di metterci accanto alle persone fragili con umiltà. La tecnologia può sostenerci, ma non può farci dimenticare che ogni persona è un mistero, unica e irripetibile. La crescita delle conoscenze e degli strumenti non deve mai allontanarci da questo spirito di servizio verso i pazienti».
«Oggi ci misuriamo inoltre con un sistema che non garantisce a tutti un accesso equo alle cure - ha aggiunto don Barbante -. Il rischio è di diventare funzionali più alle logiche del sistema che alle persone da curare. È per questo che dobbiamo cercare di andare anche oltre i protocolli ministeriali e i limiti di spesa: attraverso il nostro lavoro di ricerca siamo chiamati a sviluppare modelli che consentano di seguire i pazienti con un approccio sempre più umano e orientato alla qualità di vita. Siamo attori che dialogano con il mondo decisionale – ospedali, Enti, ASL – e i dati che produciamo devono poter arrivare in quei luoghi per cambiare i modelli e le logiche, per adattare e migliorare le soluzioni portando avanti la missione del nostro fondatore. Il nostro ruolo è scientifico, ma anche politico. Non per ideologia: perché ogni gesto professionale richiama il nostro essere cittadini. Salute e salvezza sono un messaggio cristiano, ma sono prima di tutto sono un dovere civile».

La Giornata della Ricerca 2025 ha ribadito ancora una volta la missione della Fondazione Don Gnocchi: mettere la persona fragile al centro, trasformando la ricerca in cura concreta. I giovani ricercatori premiati e il lavoro di tutti i 187 ricercatori oggi impegnati negli IRCCS e negli altri Centri “Don Gnocchi” in Italia rappresentano un patrimonio di competenze e visione – in coerenza con i valori del beato don Gnocchi - sempre più orientato e focalizzato ad aprire nuove strade verso una sanità più umana, accessibile e innovativa.
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