La presentazione l'8 maggio nell'ambito di RomeCup della... (Leggi tutto)
Un’ulteriore, significativa tappa nel percorso di collaborazione tra la Fondazione e il Centro “Marija Naša Nada” (“Maria Nostra Speranza”) di Široki Brijeg, realtà di eccellenza nell’accoglienza e presa in carico di bambini e ragazzi con disabilità in Bosnia Erzegovina, da oltre vent'anni sostenuta dall’ONG “Don Gnocchi” dal punto di vista organizzativo-gestionale e nella supervisione delle attività di formazione e progettazione. È questo il senso della missione condotta nelle scorse settimane da Sara Dukic, desk officer, con l’educatrice Nadia Schiappacassi e la neuropsicomotricista dell’età evolutiva Alice Restelli, nell’ambito dell’ampio programma di approccio interdisciplinare alla disabilità e capacity building promosso dalla Fondazione con l’obiettivo di migliorare i servizi dedicati ai bambini con disabilità, in particolare a quelli affetti da disturbo dello spettro autistico.
«La qualità delle relazioni instaurate – spiega Sara Dukic -, l’accoglienza ricevuta e la disponibilità al cambiamento espressa dai partner locali rafforzano la convinzione che l’investimento in formazione e accompagnamento tecnico costituisca la chiave per un miglioramento tangibile e sostenibile della qualità della vita dei bambini con disabilità».
Molte le attività svolte durante la missione: osservazioni dirette di sessioni individuali e di gruppo, svolte sia dai terapisti che dagli educatori locali nel reparto per l’autismo; workshop pratici e teorici con l’équipe educativa e terapeutica del Centro, per affrontare temi quali la strutturazione del setting comunicativo, l’utilizzo di supporti visivi e strumenti base della Comunicazione Aumentativa Alternativa; la lettura del comportamento comunicativo non verbale nei bambini non parlanti e la co-progettazione di attività inclusive.
«Tutti gli incontri si sono svolti in un clima di reciproca fiducia, apertura e desiderio di miglioramento condiviso – continua Dukic -. Particolarmente significativa è stata la partecipazione attiva dello staff locale, guidato dal direttore Mario Karačić e motivato a rafforzare le proprie competenze e aperto alla sperimentazione di nuove modalità operative».
La missione ha permesso di tracciare un quadro aggiornato della situazione e di identificare le priorità formative da affrontare nei prossimi mesi.
«Abbiamo previsto la definizione di un percorso formativo strutturato che accompagnerà il gruppo di lavoro del Centro di Široki Brijeg fino alla visita studio in programma nelle strutture “Don Gnocchi” di Milano. Saranno selezionati moduli specifici di formazione su Comunicazione Aumentativa Alternativa, osservazione, comportamento e progettazione educativa individualizzata e verranno implementati strumenti di monitoraggio e valutazione dei progressi, utili per misurare l’impatto delle attività e fornire eventuali aggiustamenti metodologici».
Il Centro “Marija Naša Nada” è stato realizzato dalla Fondazione Don Gnocchi grazie anche a cofinanziamenti di enti pubblici ed è stato inaugurato nel settembre del 2004. Gestito da una partnership composta dai Comuni limitrofi e da associazioni locali e italiane, rappresenta un punto di riferimento per il territorio circostante.
Negli anni la Fondazione ha investito significative risorse, umane, economiche - per il consolidamento delle competenze professionali dello staff locale, in particolare nel campo della riabilitazione - e gestionali. Nel maggio 2018, grazie al supporto di Fondazione è stato inaugurato un nuovo reparto del Centro dedicato ai disturbi dello spettro autistico.
Oggi la Fondazione Don Gnocchi è membro cooptato nel Consiglio di Amministrazione e svolge attività di sostegno economico, capacity building e accompagnamento gestionale.
I responsabili della Fondazione a Široki Brijeg lo scorso settembre per il ventennale di attività
La Federazione della Bosnia-Erzegovina ha avviato in questi anni una lenta ripresa dai danni causati dalla guerra. Il sistema sanitario è in costante evoluzione, ma resta tuttavia inaccessibile, specie alle persone con disabilità. Frammentazione e complessità amministrativo-istituzionale rendono difficile sia le riforme che l'implementazione degli aiuti di cooperazione.
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