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Un nuovo modello riabilitativo che unisce tecnologia, prossimità e sostegno psicologico: è questo l’obiettivo di “Prima il cuore”, il progetto della Fondazione Don Gnocchi sostenuto dal Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo, che prende vita nel Centro “Gala-Don Gnocchi” di Acerenza (PZ), in Basilicata.
Pensato per rispondere ai bisogni riabilitativi di pazienti cardiologici in un territorio a forte fragilità sociale e sanitaria, il progetto punta a potenziare l’offerta di riabilitazione post-acuta attraverso due leve fondamentali: l’introduzione di un sistema di telemetria clinica e un programma di supporto psico-sociale rivolto ai familiari.
Il Centro di Acerenza, già punto di riferimento per la riabilitazione neurologica e ortopedica nella regione, è stato recentemente autorizzato ad avviare la riabilitazione cardiologica. Con “Prima il cuore”, l’intervento sanitario viene rafforzato da un approccio innovativo e multidimensionale che mira a migliorare gli esiti clinici e il benessere complessivo del paziente.
«"Prima il cuore" rappresenta per noi una straordinaria opportunità per valorizzare le risorse del territorio e rispondere concretamente ai bisogni della nostra comunità – dichiara sottolinea Grazia Pietragalla, responsabile del Centro –. Grazie al sostegno del Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo e all’esperienza della Fondazione Don Gnocchi possiamo offrire ai pazienti un percorso riabilitativo completo, umano e innovativo, che integra cura, prossimità e sostegno psicologico. È un segnale forte di attenzione verso le aree interne e un investimento nella salute e nella qualità della vita delle persone».
Grazie al sistema telemetrico, sarà possibile monitorare i parametri cardiaci dei pazienti, con l’obiettivo di garantire continuità assistenziale e prevenire complicazioni. A beneficiare direttamente del progetto saranno circa 50 pazienti affetti da patologie cardiovascolari e spesso fragili anche da un punto di vista sociale. Sono previsti laboratori educativi e ricreativi per ridurre l’ansia e promuovere stili di vita salutari nel paziente.
Parallelamente, il progetto coinvolge anche le famiglie, offrendo colloqui psicologici individuali.
«Con questo progetto – sottolinea Anna Izzo, direttrice dell’Area Centro-Sud della Fondazione – vogliamo dimostrare che anche nei territori più periferici è possibile offrire cure di qualità, grazie all’uso intelligente della tecnologia e a un approccio che mette davvero la persona e i suoi legami familiari al centro. Si tratta di un modello che potrà essere replicato in altri contesti, contribuendo a una sanità più vicina ai bisogni reali delle persone».
Il modello proposto potrà essere replicabile anche in altre realtà simili, offrendo risposte mirate a una popolazione sempre più anziana e affetta da patologie croniche.
Il progetto avrà una durata di 12 mesi e prevede anche un evento pubblico finale per condividere i risultati raggiunti e promuovere la diffusione delle buone pratiche.
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