Il convegno all'Irccs di Milano per migliorare la qualità... (Leggi tutto)
È accertato da studi scientifici che fratelli di bambini affetti da Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) hanno un rischio otto volte maggiore di presentare ASD rispetto alla popolazione generale. È inoltre documentato che un intervento precoce ha un elevato valore prognostico sulla traiettoria di sviluppo. È possibile individuare già nel primo anno di vita alcuni segnali di rischio evolutivo al fine di attivare precocemente un intervento riabilitativo?
È quanto si prefigge l’innovativo studio dell’IRCCS Fondazione Don Gnocchi di Milano, avviato nelle scorse settimane grazie al sostegno dell’Associazione Paolo Zorzi per le Neuroscienze.
«La ricerca è stata approvata dal Comitato Etico - spiega la dottoressa Anna Cavallini, responsabile del Dipartimento di Neuropsichiatria e Riabilitazione dell’età evolutiva della Fondazione Don Gnocchi - e verrà condotta dalle dottoresse Silvia Annunziata e Elena Piazza, neuropsichiatre infantili. È già iniziato il reclutamento di fratelli e sorelle di bambini affetti da disturbi dello spettro autistico in carico presso la Divisione di Neuropsichiatria e Riabilitazione dell'Età Evolutiva di Milano della Fondazione Don Gnocchi. I fratelli e le sorelle verranno valutati nei primi mesi di vita: se dalla valutazione complessiva iniziale dovessero emergere uno o più segnali di rischio neuroevolutivo verrà avviato uno specifico intervento; i bambini che invece non presenteranno alcun segno d’allarme verranno rivalutati a distanza di sei mesi».
Le valutazioni vengono svolte in una stanza appositamente attrezzata dell’IRCCS “Don Gnocchi” di Milano, dotata di un grande specchio monodirezionale che permette l’osservazione anche dall’esterno. L’analisi dei dati sarà effettuata grazie alla dotazione tecnologica fornita dal NearLab del Politecnico di Milano, con cui il dipartimento di Neuropsichiatria e Riabilitazione dell’età evolutiva della Fondazione Don Gnocchi collabora da tempo.
La ricerca avrà la durata di tre anni. Il progetto garantirà anche un’adeguata formazione del personale coinvolto. Una borsa di studio finanziata dall’Associazione Zorzi sosterrà in particolare il lavoro di una ricercatrice dell’Università Milano-Bicocca.
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