Il taglio del nastro alla presenza del presidente don... (Leggi tutto)
In occasione del “Giubileo degli ammalati e delle persone con disabilità”, evento speciale promosso il 18 ottobre a Firenze dalla Fondazione Don Gnocchi, la Basilica giubilare della Santissima Annunziata ha ospitato numerosi fedeli e amici per una Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo di Firenze, S. E. monsignor Gherardo Gambelli, concelebrata dal presidente della Fondazione Don Gnocchi, don Vincenzo Barbante, dal cappellano del Centro IRCCS “Don Gnocchi” di Firenze, don Mario Landi e da altri sacerdoti.
La funzione ha visto presenti, tra gli altri, anche il direttore generale della Fondazione Don Gnocchi, Francesco Converti, e la direttrice del Centro IRCCS “Don Gnocchi” di Firenze, Maria Assunta Gabrielli, oltre ad amici della Fondazione, operatori, volontari, ospiti e familiari: un appuntamento di fede e di comunità che ha voluto dar voce a chi ogni giorno vive e sostiene la missione della Fondazione (presente da oltre settant’anni con una propria struttura nel capoluogo toscano), nell’accogliere, curare e accompagnare con dignità le persone più fragili. Accanto all’altare, il vessillo sezionale dell’Associazione nazionale alpini di Firenze, accompagnato dal presidente dell’Ana di Firenze Francesco Rossi e da una rappresentanza di penne nere, da sempre vicine alla Fondazione, in virtù dello storico legame con il carisma del beato don Carlo Gnocchi, cappellano degli alpini durante la Seconda Guerra Mondiale.
«I nostri Centri, a partire da quello di Firenze - ha detto in apertura il presidente don Vincenzo Barbante - vogliono essere un luogo di accoglienza, di accompagnamento nei confronti delle persone che si rivolgono alla Fondazione, nella speranza di trovare un sostegno, una condivisione di quelle che sono le loro personali fragilità e anche una prospettiva per continuare nel proprio cammino di cura. Questo vogliamo anzitutto essere: una “Casa di speranza”. Questo vogliamo testimoniare oggi, in comunione con la Chiesa locale e con Sua Eccellenza l’Arcivescovo, che ringraziamo. Un particolare ringraziamento a tutti voi presenti, a coloro che hanno promosso e reso possibile questo evento, agli amici alpini che sempre ci sono vicini».
Nell’omelia, monsignor Gambelli ha ricordato l’attualità del messaggio di don Gnocchi, nel giorno della ricorrenza di San Luca, patrono dei medici: «I santi – ha sottolineato l’Arcivescovo di Firenze – hanno avuto la consapevolezza che l'intero universo e la nostra vita hanno un fondamento d'amore: l’amore di Dio Padre, che si è manifestato pienamente in Gesù Cristo. Così fu San Luca, che avendo conosciuto i primi discepoli di Cristo, fu affascinato dalla loro vita, divenendo discepolo lui stesso. Annunciò l'amore di Cristo per i poveri, i malati, gli smarriti, i peccatori. __Così fu il beato don Carlo Gnocchi…__».
Monsignor Gambelli ha ricordato che «L’Opera di don Gnocchi si propone di ricostruire l'integrità della persona malata. Il suo metodo è “non si cura la malattia, ma la persona che ha una malattia”. Ci vuole competenza medica e compassione, che secondo il senso etimologico della parola, significa patire insieme, portare insieme al malato il peso della malattia. Agire sempre con umanità, facendo agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi».
Dopo aver ripercorso tutte le principali tappe della vita di don Carlo, del suo cammino umano e di fede, fino alla nascita della Fondazione e al dono finale delle cornee, l’Arcivescovo si è soffermato sull’attualità di questo messaggio: «Il Giubileo si propone di dare conforto e speranza ai pazienti, esprimere gratitudine agli operatori, renderli sempre più consapevoli dell'eredità lasciata da don Carlo, invitarli a contrastare la cultura dello scarto, offrire a tutti l'occasione per chiedere perdono delle mancanze d'amore e la grazia di sentirsi fratelli e sorelle di coloro che sono nella sofferenza. Nella bolla di indizione del Giubileo della speranza, Papa Francesco ci ha ricordato l'importanza dell'attenzione premurosa ai malati come un cammino di speranza per ricevere attraverso di loro la luce del Signore».
Al termine della celebrazione, particolarmente emozionanti sono state le testimonianze di alcune persone malate che hanno ricevuto le cure nella struttura fiorentina della Fondazione, le quali hanno brevemente raccontato la loro esperienza di sofferenza e speranza, in un cammino condiviso con i medici, gli operatori e i volontari della “Don Gnocchi”.
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