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Domenica 25 ottobre il contingente militare italiano in missione in Afghanistan ha celebrato nella chiesa della base di Herat la Messa nel ricordo del beato don Gnocchi, in occasione della sua festa liturgica e dell’undicesimo anniversario della beatificazione.
I partecipanti alla celebrazione e la reliquia del beato don Gnocchi, accanto all'altare nella chiesa di Herat
È dallo scorso mese di agosto - quando la Brigata alpina Julia ha preso la responsabilità della direzione della missione “Resolute Support” in Afghanistan - che il ricorso e l’affidamento al santo cappellano degli alpini e padre dei mutilatini sta accompagnando e ispirando il servizio militare per la stabilità e la pace nel lontano e delicato territorio di missione afghano.
La reliquia del beato don Gnocchi - che nel 2016 era stata donata dalla Fondazione all’8° Reggimento Alpini con sede a Venzone (Udine), nell’ambito del gemellaggio in essere da oltre un decennio - ha infatti accompagnato il contingente dell’8° Reggimento, che il 3 agosto ha raggiunto la base di Herat, dove la reliquia è stata consegnata al cappellano militare per essere poi posizionata all’interno della chiesetta della stessa base, dove è esposta permanentemente per la venerazione e il culto personale ed è presente nelle celebrazioni liturgiche che si svolgono ogni giorno a beneficio della nutrita comunità militare.
A Herat si trova anche la bandiera di guerra dell’8° Reggimento Alpini, che raccoglie in sé le tradizioni di molti battaglioni della Julia, tra cui il “Val Tagliamento”, che ebbe tra le sue fila il cappellano don Gnocchi nella campagna di Grecia e Albania nel 1940, durante la seconda guerra mondiale. Alle penne nere impegnate nel tormentato paese asiatico piace pensare che, ora come allora, la prossimità del sacerdote milanese, posto dalla Chiesa come modello di vita cristiana, accompagni oggi spiritualmente i “suoi alpini”, anche in questo nuovo impegno.
Anche i militari dei diversi corpi e forze armate italiane, che condividono la missione con gli alpini della Julia, hanno avuto modo di informarsi e apprezzare la vita e la testimonianza di carità di don Carlo. Con la diffusione di materiale divulgativo ed opuscoli, il Reggimento comandato dal colonnello Franco Del Favero ha permesso di far conoscere la poliedrica e coraggiosa testimonianza del beato alpino: dall’impegno come educatore dei giovani, al servizio di militari e civili come cappellano nei campi di battaglia durante il secondo conflitto mondiale, al pietoso e prezioso sostegno morale e materiale alle famiglie dei caduti della drammatica ritirata di Russia, fino alle incombenze per l’assistenza dei bimbi vittime delle mutilazioni post belliche e alla donazione in punto di morte delle cornee a favore di due dei suoi “mutilatini”.
Durante la celebrazione eucaristica del 25 ottobre - a cui hanno partecipato numerosi militari e tutti i responsabili della missione, insieme al comandante della Brigata Julia, il generale Alberto Vezzoli - il cappellano della Julia don Giuseppe Ganciu ha messo in luce come don Gnocchi abbia realizzato per sé e per la Chiesa del tempo ciò che la liturgia della Parola proponeva provvidenzialmente: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente… e il prossimo tuo come te stesso». Durante l’omelia è stato evidenziato come l’esortazione biblica contenuta nella prima lettura “Non maltratterai la vedova o l’orfano” sia divenuta per don Carlo la realizzazione positiva dell’Opera di carità ispirata da Dio, con l’assistenza e il conforto ai più bisognosi, che continuano ancora oggi grazie all’impegno della Fondazione che porta il suo nome.
A conclusione della celebrazione, il luogotenente Renato Ciabrelli, sottufficiale di Corpo dell’8° Alpini, da sempre impegnato a curare le iniziative del gemellaggio del Reggimento con la Fondazione, ha recitato la preghiera dedicata al beato.
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