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Guardare un gesto per imparare di nuovo a compierlo. È questa l’idea alla base di "Othello" (Action Observation THerapy Enhanced by muscLe synergy-derived eLectrical stimulatiOn), il nuovo protocollo di riabilitazione post-ictus ideato e sviluppato all’IRCCS "S. Maria Nascente" di Milano della Fondazione Don Carlo Gnocchi e presentato in occasione della Giornata mondiale dell'ictus promossa dalla World Stroke Organization per promuovere la prevenzione, il riconoscimento rapido dei sintomi e l'importanza di agire tempestivamente. Il progetto, grazie all’integrazione di tecniche neurofisiologiche e strumenti di stimolazione muscolare avanzata, apre una prospettiva del tutto nuova nel recupero motorio dei pazienti colpiti da ictus. Finanziato dal ministero della Salute nell’ambito della Ricerca Finalizzata 2021 e realizzato in collaborazione con l’Istituto di Neuroscienze del CNR, "Othello" è coordinato dalla ricercatrice Monia Cabinio e rappresenta un passo concreto verso la medicina di precisione nella neuroriabilitazione.

Durante il trattamento, i pazienti osservano video che mostrano gesti quotidiani – come afferrare un oggetto o portare una tazza alla bocca – mentre una stimolazione elettrica attiva i muscoli coinvolti in quel movimento. Successivamente, il gesto viene ripetuto in autonomia sotto la guida del fisioterapista, in un percorso che riaccende i circuiti cerebrali e muscolari del movimento.
«"Othello" rappresenta un cambio di paradigma nella riabilitazione post-ictus – spiega Cabinio, dottore di ricerca in Neurologia Sperimentale presso il laboratorio CADiTeR della Fondazione Don Gnocchi –. Attraverso l’osservazione dei gesti pre-attiviamo i circuiti cerebrali, e grazie alla stimolazione sincronizzata agiamo sulle vie motorie periferiche. È un approccio che punta a ricostruire la fisiologia del gesto, non solo la forza del muscolo».

Il protocollo, approvato dal Comitato Etico Territoriale della Lombardia e pubblicato sul Journal of Central Nervous System Disease, coinvolge 60 pazienti post-ictus e combina valutazioni cliniche, test neurofisiologici e indagini strumentali avanzate – tra cui elettromiografia, stimolazione magnetica transcranica e risonanza magnetica ad alto campo (3 Tesla).
«La vera innovazione – aggiunge Cabinio – è aver unito le competenze di clinici, terapisti e ricercatori per comprendere come il cervello si riorganizza durante la riabilitazione. Non vogliamo solo misurare il recupero, ma capire i meccanismi che lo rendono possibile».
I risultati del progetto permetteranno di identificare nuovi biomarcatori del recupero motorio e di sviluppare protocolli di riabilitazione su misura, adattati al profilo funzionale di ogni paziente.
Un traguardo che conferma la Fondazione Don Gnocchi come punto di riferimento nazionale e internazionale per l’innovazione nella neuroriabilitazione.
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