Tre profili professionali, quattro livelli di... (Leggi tutto)
Dormire bene è fondamentale per la salute, ma non sempre è facile per chi convive con lo scompenso cardiaco, una condizione cronica che colpisce oltre 64 milioni di persone nel mondo, in aumento a causa dell'invecchiamento della popolazione. I pazienti con scompenso cardiaco manifestano spesso sintomi debilitanti che incidono sul benessere generale e comportano costi sanitari elevati e frequenti ricoveri ospedalieri. Tra questi sintomi, i disturbi del sonno (insonnia, disturbi respiratori durante la notte, spesso accompagnati da un significativo carico psicologico) sono predominanti, colpendo circa il 79 per cento dei pazienti, con un forte impatto negativo sulla loro salute fisica e psicologica.
Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista BMJ Open, ha analizzato oltre 500 pazienti italiani e ha scoperto i disturbi del sonno non sono tutti uguali e che possono essere individuati tre profili distinti di pazienti, che richiedono quindi approcci personalizzati.
Dallo studio sono emersi questi tre gruppi di pazienti: chi dorme a lungo ma con sonno disturbato e scarsa energia durante il giorno (46,1%); chi ha gravi problemi di sonno e usa poco i farmaci ipnotici (25,3%); chi presenta disturbi lievi, è più giovane e ha condizioni cliniche migliori (28,6%).
Questi risultati mostrano come la qualità del sonno sia strettamente legata a fattori clinici, psicologici e funzionali, e che la cura non può essere uguale per tutti.
«Abbiamo scoperto che non esiste un unico modo in cui lo scompenso cardiaco compromette il sonno – spiegano il professor Claudio Macchi (nella foto sopra) e il dottor Hamilton Dollaku, del Centro IRCCS "Don Gnocchi" di Firenze, tra gli autori dello studio –. Alcuni pazienti dormono tanto ma male, altri hanno notti pesantemente disturbate, altri ancora solo lievi difficoltà. Per migliorare la qualità di vita serve un approccio su misura».
Il professor Ercole Vellone (Università di Roma Tor Vergata) e il dottor Paolo Iovino (Università di Firenze) aggiungono: «Il nostro è uno dei primi studi che guarda al sonno in ottica person-centred, cioè mettendo al centro la persona e non solo la malattia. Questo permette di individuare sottogruppi di pazienti e pensare a interventi più mirati».
All’IRCCS "Don Gnocchi" di Firenze, grazie al Centro di Medicina del Sonno e al monitoraggio cardiorespiratorio notturno, è possibile identificare e affrontare i disturbi del sonno con strumenti non invasivi, integrandoli nei programmi di cura e riabilitazione cardiologica.
Lo studio conferma che, nelle patologie croniche complesse, la strada da seguire è quella della medicina personalizzata, che mette al centro la qualità di vita del paziente.
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