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Fondazione Don Gnocchi in prima linea e sempre più protagonista del progetto “Fit for Medical Robotics” di cui si è svolto il 7 e 8 febbraio il meeting annuale a Roma, organizzato dal Campus Biomedico insieme alla stessa Fondazione. Obiettivo del progetto, individuare e implementare protocolli di riabilitazione che utilizzino le nuove tecnologie robotiche in maniera efficace, accessibile a tutti ed economicamente sostenibile.
Circa 300 i ricercatori intervenuti nella due giorni romana, in rappresentanza dei 25 enti coinvolti nel progetto, che per l’entità delle risorse in gioco non ha eguali a livello mondiale in ambito riabilitativo. Clinici, ricercatori, ingegneri… il meglio delle intelligenze nazionali e per certi versi internazionali in tema di riabilitazione robotica, radunati insieme per condividere i risultati e i progetti di ricerca di questi mesi, discutere lo stato dell’arte e programmare le azioni future.
Oggi i robot per la riabilitazione, gli esoscheletri per l’assistenza, le protesi di arto superiore e inferiore, i sensori indossabili e gli algoritmi di intelligenza artificiale per la comunicazione e l’interazione con le macchine, i sistemi di realtà aumentata e virtuale per facilitare l’interazione con la tecnologia sono oggetto di ricerche avanzate, ma ancora utilizzati in singoli centri all’interno di piccoli studi sperimentali che offrono i primi risultati incoraggianti ma non permettono di analizzare in modo sistematico l’efficacia clinica di queste tecnologie.
Per la prima volta in Italia la ricerca sulle tecnologie avanzate per la riabilitazione e la cura connette sinergicamente ingegneri e clinici all’interno di più di 50 diversi studi con oltre 2000 pazienti coinvolti in più di 25 strutture su tutto il territorio italiano. I centri clinici e di ricerca e le aziende coinvolte, capitanati dal Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) con Università Campus Bio-Medico di Roma e Fondazione Don Gnocchi, operano insieme grazie a un finanziamento di 126 milioni di euro messi a disposizione nell’ambito del Piano complementare al PNRR dal ministero dell’Università e della Ricerca.
L'intervento del direttore generale della Fondazione Francesco Converti al meeting di Roma
Di primissimo piano il ruolo della Fondazione Don Gnocchi, dal punto di vista scientifico e di coordinamento: una leadership in campo di riabilitazione robotica basata su un know how sviluppato in quasi 10 anni di utilizzo di dispositivi robotici (a oggi sono 57 i device presenti nelle palestre di numerosi Centri "Don Gnocchi" in Italia), che hanno portato a oltre 100.000 trattamenti su pazienti per la riabilitazione in particolare dell’arto superiore. Tutto questo ha generato una mole di dati unica a livello nazionale, una ricca letteratura scientifica e una capacità riconosciuta di fare ricerca traslazionale, cioè di applicazione immediata dei risultati della ricerca.
«Fra le sfide più importanti del nostro tempo - sottolinea Maria Cristina Messa, direttrice scientifica della Fondazione Don Gnocchi - vi è quella della cura ed assistenza di lungo periodo utilizzando al meglio le tecnologie e la digitalizzazione. Il progetto "Fit4medrob" è un piano di sviluppo basato su ricerca scientifica, che, mettendo a sistema numerosi centri di ricerca e di assistenza, trova la massa critica per poter indirizzare lo sviluppo futuro e l’uso appropriato della robotica in ambito sanitario. In una realtà come la Fondazione Don Gnocchi, tradizionalmente dedicata alla cura dei soggetti più fragili anche attraverso la ricerca scientifica, il progetto permette non solo di acquisire nuove conoscenze alla base del processo riabilitativo ma anche di poter diffondere metodi di cura avanzata su tutto il territorio, raggiungendo tutti coloro che ne hanno bisogno».
La direttrice scientifica della Fondazione Don Gnocchi, professoressa Maria Cristina Messa
«In questo primo anno abbiamo innanzitutto invertito la rotta – ha ricordato la professoressa Loredana Zollo, ordinario di Bioingegneria e preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università Campus Bio-Medico di Roma -. Siamo passati da un contesto molto frammentato, caratterizzato da tanti piccoli studi clinici distribuiti sul territorio nazionale con numerosità esigue di pazienti, ad un nuovo scenario caratterizzato da una visione sinergica e collaborativa tra decine di centri clinici, università, centri di ricerca e aziende per costruire la base scientifica necessaria a dimostrare l’efficacia delle tecnologie robotiche emergenti, in una prospettiva di completa razionalizzazione del loro utilizzo nelle strutture sanitarie in base alle esigenze del singolo paziente. La grande sfida che il progetto affronta è riuscire a dimostrare che le tecnologie robotiche possono efficacemente fornire supporto all’intero percorso di cura, dalla prevenzione fino all’assistenza domiciliare, mostrando per quale fase del processo riabilitativo la specifica tecnologia è più efficace, per quali patologie, per quale tipologia di pazienti e quali fasce di età. Inoltre, individuando i limiti delle tecnologie esistenti, sta progettando le componenti hardware e software della futura generazione di robot».
«Fit for Medical Robotics è un progetto rivoluzionario in quanto pone al centro la persona: con esso, le tecnologie robotiche diventano il mezzo attraverso il quale sviluppare soluzioni innovative per superare vulnerabilità e fragilità, migliorare la qualità della vita di pazienti e caregiver, favorire una maggiore inclusione sociale - ha aggiunto la presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza -. In questo primo anno di attività, l’ampio partenariato pubblico-privato, guidato dal Consiglio nazionale delle ricerche, ha riunito studiose e studiosi impegnati insieme per mettere la ricerca e la tecnologia al servizio del benessere dell’umanità».
«Analizzando questo primo anno di lavoro, è proprio il caso di dire che l’unione fa la forza. La sinergia che si è creata tra i partner è il vero motore di un progetto che si è posto un obiettivo ambizioso: imprimere un deciso cambio di rotta sugli attuali modelli riabilitativi e assistenziali rivolti a pazienti di ogni età attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie robotiche e digitali», ha concluso Christian Cipriani, professore ordinario di Bioingegneria industriale della Scuola Superiore Sant’Anna e direttore scientifico del progetto
I risultati di questo progetto avranno, in prospettiva, un impatto importante sull’efficienza del sistema sanitario e permetteranno di investire efficacemente le risorse nelle apparecchiature robotiche e riabilitative, permettendo una maggiore diffusione sul territorio nazionale di queste tecnologie con beneficio sulla salute dell’intera popolazione.
"Fit4MedRob", coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, vede la partecipazione di 25 partner, di cui 10 università e centri di ricerca, 11 Irccs o centri clinici e 3 realtà industriali. Nasce con l'obiettivo di rivoluzionare gli attuali modelli riabilitativi e assistivi per pazienti di tutte le età aventi funzioni motorie, sensoriali o cognitive ridotte o assenti, mediante lo sviluppo di nuove tecnologie digitali bioniche e biorobotiche, nonché di paradigmi innovativi di cura in grado di sfruttare tali tecnologie in tutte le fasi del percorso riabilitativo, dalla prevenzione fino all'assistenza domiciliare in fase cronica.
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