S'intitola "La fragile bellezza" ed è giunto alla seconda edizione il concorso letterario promosso dalla Fondazione Don Gnocchi (Centro "Girola" di Milano), con il patrocinio di Centro Artiterapie Lecco, Festival del Cinema Nuovo di Gorgonzola, MediCinema Onlus, Sineresi-Società Cooperativa Sociale, Associazione Culturale Longuel, Associazione Lilopera e Associazione di promozione sociale Il Setticlavio.
L'iniziativa punta a favorire e valorizzare scritti originali e creativi, che affrontino tematiche sociali e di solidarietà, con una specifica attenzione a chi si trova in stato di difficoltà, disabilità o mancanza di autonomia.

I racconti, di lunghezza non superiore alle 4 cartelle, vanno inviati via mail entro il 15 luglio prossimo all'indirizzo mail animazione.girola@dongnocchi.it. (scarica qui la scheda di iscrizione)
È prevista una quota di partecipazione di 10 euro (con esclusione dei dipendenti della Fondazione Don Gnocchi). Premi in denaro andranno ai tre racconti giudicati migliori da una giuria presieduta da mons. Angelo Bazzari, presidente emerito della Fondazione Don Gnocchi, e composta da rappresentanti del mondo culturale, sociale e sanitario. (leggi qui il bando completo)

È prevista all’interno del concorso anche una raccolta di disegni dei bambini delle Scuole Primarie e degli oratori sul tema proposto, per allestire una mostra specifica. I disegni vanno consegnati a mano o spediti al Centro "Girola" entro il prossimo 30 giugno.

I migliori racconti della prima edizione del concorso, conclusasi lo scorso anno, sono stati raccolti e pubblicati in un agile volumetto, edito dal Centro Ambrosiano: si tratta di nove racconti intensi e significativi (leggi qui il racconto vincitore) in cui il malato, il fragile, il disabile, il non autosufficiente non diventa mai, come nella cultura corrente – anche nel linguaggio medico – un sostantivo. Resta sempre un aggettivo che qualifica una persona, nella sua irriducibile irripetibilità. “Storie altre”, dove la fragilità e la disabilità non sono mai parole ultime nella e della vita» ma sono espressione dell’infinita varietà delle esperienze umane.