I MESSAGGI DEI BAMBINI PER IL PAPA

Il Papa abbraccia la Fondazione

Aurora e i suoi amichetti: i pensierini per Francesco

In occasione dell’inaugurazione del Collegio di Roma dell’allora Fondazione Pro Juventute (maggio 1950) Papa Pio XII ricevette in visita una delegazione di mutilatini accompagnati da don Carlo. In quell’occasione, i ragazzi donarono al Papa un monogramma di Cristo “intarsiato su due stampelle e circondato da una corona di pietre rosse che esprimevano altrettante ore di sofferenza, offerte dai piccoli al Santo Padre”. Questo particolare mosaico, si tramanda, era formato dalle famose perline che don Carlo regalava ai suoi piccoli pazienti ogni volta che si sottoponevano a interventi chirurgici o a terapie particolarmente dolorose, simbolo di sofferenze “donate”.
I bambini di oggi dell’opera di don Carlo, anche se non portano più nel loro corpo le ferite della guerra, non sono comunque meno “innocenti” nel loro soffrire dei mutilatini di quel tempo. Sofferenze che derivano da patologie difficili da diagnosticare, a volte rare, gravemente invalidanti, ma che non soffocano la voglia di vivere, le speranze, le aspettative di bene e felicità di questi piccoli pazienti e dei loro genitori.
E questo spaccato di vita si ritrova nei messaggi, nei disegni, nelle letterine che gli ospiti delle residenze sanitarie per disabili, dei centri diurni e dei reparti di pediatria di Milano, Seregno, Firenze, Falconara e Salerno della Fondazione Don Gnocchi hanno preparato per l’incontro con Papa Francesco, quasi come se fossero “perline” del nostro tempo.

Aurora Firenze foto aurora firenze disegno

«Il Papa è simpatico e sa cantare bene»

Eppure, a leggere questi messaggi non c’è traccia di questa sofferenza, le disabilità non sono nemmeno menzionate, non c’è una parola di lamento… I ragazzi si rivolgono al papa come ad un amico, una persona buona e simpatica, «che sa cantare molto bene», come ha scritto Germana del Seminternato Post Scolare del Centro “Bignamini” di Falconara Marittima (An), affettuosamente chiamato "La Baracca".
Numerose le attestazioni di affetto verso papa Francesco con la semplicità e spontaneità tipiche di un bambino. Come Simone, paziente del Centro “Ronzoni-Villa” di Seregno (Mb) che ha scritto: «Papa Francesco, ti voglio dire che ti voglio tanto bene, che mi piace venire a Roma e che mi piace stare con te»; o Gabriele, anche lui ospite a Falconara, con il suo «ti mando un bacio»; o Giuseppe, 7 anni, paziente del reparto di riabilitazione pediatrica di Firenze che ha fatto un disegno, scrivendo «Ti voglio bene»; o il disegno a forma di cuore fatto dai genitori per conto della piccola Anna Carmen (7 mesi), anche lei paziente di Firenze.
E insieme alle dimostrazioni di affetto, la richiesta di preghiere e benedizioni, per se stessi, i propri famigliari, gli amici…
Come Marco, utente del Centro “Vismara” di Milano, che ha scritto: «Caro Papa Francesco, prega per mia nonna e mio nonno, perché fanno fatica a camminare e non riescono ad andare a messa»; o Antonio, che chiede una benedizione per tutti i suoi amici e Noemi, entrambi di Falconara, che chiede una preghiera per gli operatori affinché possano essere sempre delle persone buone e “bravissime”; o la mamma di Francesco (nel tondo a sinistra), 7 anni dell’Isola d’Elba e paziente di Firenze che chiede una preghiera per il figlio e ancora Alessio della Rsd del Centro “S. Maria Nascente” di Milano che ringrazia il papa per l’accoglienza nella sua casa e gli chiede di pregare per loro, i loro amici e le famiglie; e infine Francesca, di Falconara, che chiede una preghiera per la mamma a cui vuole tanto bene.

«Vorrei tanto inserirmi nel lavoro...»

Giordana, da Milano, è una sorta di... “veterana”: seppure ancora molto giovane, ha già alle spalle diversi incontri con i pontefici.
E infatti scrive: «Ormai vi ho conosciuti tutti, cari papi, ma ogni volta che incontro uno di voi è sempre emozionante, come se fosse la prima. Noi due - prosegue rivolgendosi direttamente a Papa Francesco - ci siamo già incontrati a Roma, durante il giovedì santo del 2014, quando ho avuto l’onore di essere una delle persone a cui ha fatto la lavanda dei piedi. Comunque è a dir poco sorprendente rivederla! Guardando al futuro, vorrei affidarle il desiderio di pregare per me, affinché io riesca ad inserirmi in un’esperienza lavorativa».
Al giovedì santo del 2014, quando papa Francesco celebrò il rito della lavanda dei piedi al Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma, c’era anche Walter, della Rsd del Centro Multiservizi di Legnano (Mi). Di questo aspetto si ricorda molto bene Gianluca, anche lui utente della Rsd che per l’appunto ricorda che il papa è «...quello che ha lavato i piedi a Walter».

disegni salerno

«Caro Francesco, sei un po’ come mio nonno»

Simpatico siparietto, sempre tra gli utenti di Legnano, lo scambio di battute tra Dora e Ciro: «Andiamo a Roma dal Papa per pregare per il Franco. Ma solo per il Franco? No, per tutti quelli che non ci sono più». Invece Celestina, da Legnano, non vede l’ora di andare a Roma «con la Paola a bere il caffè del Vaticano».
Tra le tante testimonianze raccolte ci sono anche gli stati d’animo e i sentimenti e le emozioni di chi sarà realmente presente all’udienza. Come alcuni ragazzi utenti della Rsd milanese di “S. Maria Nascente”.
Daniele: «Verrò a Roma con mia sorella Rita, porteremo con noi il ricordo di Gianni, suo marito, che ha lasciato da poco. Incontrarla, sarà l’occasione per pregare per lui e ricordare i bei momenti trascorsi insieme»; Simone invece è molto contento perché verrà a Roma accompagnato dal papà Agostino, come già fecero qualche anno fa; Tania non ha mai incontrato un papa e sarà emozionata per questa prima volta; Kevin parteciperà all’udienza con la mamma Silvana e porteranno una preghiera per la loro famiglia e tutti i ragazzi della Rsd; Stefano invece verrà a Roma con la sorella Samanta e il pensiero che porta e affida al Papa è la gioia dei bei momenti che passa in compagnia della sorella Sami e del cognato Massimo durante il fine settimana.

Chiara di Falconara ha scritto che è già stata a Roma, ma non aveva ancora visto il papa da vicino: «Mi piacerebbe conoscerti e se ti avessi davanti ti chiederei di proteggere sempre le persone a me più care». Nina, del Centro “Vismara” di Milano, immagina un dialogo a tu per tu con il Santo Padre: «Dove abiti? Gli chiedo se posso andare a vedere la sua casa. Dove sei nato? Lui abita in cielo, perché è un angelo».
Pio di Falconara, più che chiedergli di visitare la sua casa, lo vuole direttamente invitare: «Caro Papa, quando hai tempo vienici a trovare; vieni a fare la Messa qui da noi nella nostra chiesetta».

Francesco, sempre del Centro “Vismara” di Milano, vorrebbe stringergli la mano; Sonia lo vede come un «omone con il crocifisso», simpatico e che va in giro con la papamobile (Giuseppe di Firenze invece la papamobile l’ha addirittura disegnata); a Maurizio, che lo vede alla televisione, mette il buon umore, perché si veste di bianco; Benedetto lo considera una persona importante, ma soprattutto buona: «Vuoi bene a tutti ma sei un po’ come mio nonno, un po’ vecchietto sempre vestito di bianco. Io e la mia mamma ti veniamo a trovare».

disegno giuseppe firenze disegno Anna Carmen e Francesco Firenze-2

«Una casa per la mia famiglia»

Ci sono poi vere e proprie richieste, dove i problemi di tutti i giorni si incrociano con le grandi questioni mondiali. Elisa del Centro “Vismara” di Milano, chiede a papa Francesco un aiuto per superare le sue difficoltà a scuola; Silvia - anche lei utente del “Vismara” - chiede al papa di far cessare le violenze sulle persone: «Spero vivamente che non accadano più e chiedo se si può fare una Messa per le persone che soffrono. Vorrei chiederle se si può mantenere un po’ di pace e di solidarietà per tutti quelli che hanno bisogno del suo sostegno e conforto. Non voglio più vedere le guerre e i bombardamenti e vorrei far capire a loro di fare la pace, riunendoli tutti insieme».
Ancora più precisa la richiesta di Dallandyshe, 19 anni, di origine albanese, paziente del Centro di Firenze: «Ho sei fratelli; un fratello più grande di me e cinque fratelli gemelli più piccoli. In famiglia lavora solo il babbo e ha difficoltà a sostenerci; la casa è molto cara e ho un desiderio, quello di vivere in una casa popolare. La ringrazio di cuore se potrà aiutarmi a realizzare questo desiderio, per me e la mia famiglia. Non voglio altro. Che Dio la benedica».
C’è poi Antonio che di giorno frequenta il Centro Vismara di Milano e poi alloggia al “Don Orione”: «Ti vedo spesso alla televisione, mi commuovi hai sempre una parola buona. Da quando sono entrato al don Orione prego per tutti, anche per te; sei buono con tutti e sono felice perché fai sorridere le persone, aiuti tutti, anche la povera gente. Sono contento che fai le carezze ai bambini e porti la parola buona di Dio e mi fai capire il Vangelo. Quando cammini porti la pace, la gioia e l’armonia. Io prego per tutti i sacerdoti, per le suore, per la pace in tutto il mondo, perché smettano di buttare missili e bombe, questa cosa mi fa stare male…».
E Luca, della Rsd “S. Maria Nascente” di Milano che alla domanda cosa vorresti dire al papa risponde, con un grandissimo sorriso, «che è nato Maurizio e io sono diventato zio. Zio Luca!».

Le “perline” di oggi

Nessun timore reverenziale, a volte nemmeno il “lei”, ma un rivolgersi a Papa Francesco come a un fratello maggiore, una «brava persona - come scrive Luan di Seregno - che benedice i bambini, ti fa le carezze… che mi protegge e mi vuole bene».
È con questo spirito che i ragazzi della “Don Gnocchi’ vanno all’incontro con Papa Francesco.
Sono “i ragazzi di oggi di don Carlo”, successori dei mutilatini che si presentarono, sicuramente con qualche timore in più, al cospetto di Pio XII. Queste sono le loro parole, i loro pensieri, le loro voci e le voci di chi nemmeno riesce a parlare. Ma non sono diversi i sentimenti che li ispirano: puri e trasparenti, preziosi come le perline di don Gnocchi.

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