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C’è un’Italia silenziosa che ogni anno, al momento della dichiarazione dei redditi, compie un gesto semplice e gratuito: mettere una firma. Un segno che vale molto più dell’inchiostro con cui è tracciato, perché si traduce in cure, ricerca, sostegno alle persone fragili e opportunità per i più vulnerabili. È il 5 per mille, lo strumento che consente a milioni di cittadini di destinare parte delle proprie tasse a enti e organizzazioni del Terzo settore.
Ma quel gesto di solidarietà, così limpido e generoso, da anni non viene rispettato fino in fondo. Nel 2023, a fronte di oltre 603 milioni di euro destinati dai contribuenti, solo 525 sono arrivati davvero a destinazione. Quasi 80 milioni sono rimasti “bloccati” a causa del tetto di spesa fissato dalla legge. E così il 5 per mille, in realtà, diventa un 4,3 per mille.
Per questo 65 organizzazioni del non profit, tra cui la Fondazione Don Gnocchi, hanno deciso di unirsi e lanciare la campagna nazionale “5 per mille, ma per davvero”, chiedendo al Governo e al Parlamento di eliminare il tetto che tradisce la volontà dei cittadini.
Il manifesto della campagna parla chiaro: «Il 5 per mille è una promessa fatta ai cittadini. Togliere il tetto non significa introdurre nuove spese, ma restituire coerenza, equità e trasparenza a un meccanismo che è già giusto. Ogni firma deve poter arrivare a destinazione, senza tagli imposti dall’alto».
E ancora: «Non chiediamo privilegi, ma il rispetto della volontà dei cittadini che hanno scelto di destinare parte delle proprie tasse al bene comune». (CLICCA QUI PER ANDARE AL SITO DELLA CAMPAGNA)
Per la Fondazione Don Gnocchi, che ogni anno può contare sulla generosità di oltre diecimila contribuenti, questa battaglia è particolarmente sentita. Nel 2024 le firme ricevute sono state 10.605, per un totale di 432.485 euro, con un incremento del 3% rispetto all’anno precedente.
«Ogni firma è una storia di cura che continua – spiega Simona Iallonardo, responsabile del servizio Fundraising della Fondazione –. Ma sapere che una parte di quelle risorse non arriva mai a destinazione è frustrante, perché significa dover rinunciare a progetti, innovazione, servizi per le persone fragili. Eliminare il tetto non è un favore al Terzo settore: è un atto di giustizia verso i cittadini e verso chi si affida a noi».
Oggi la Don Gnocchi gestisce 28 Centri in 9 regioni italiane, con migliaia di operatori, volontari e professionisti della cura. Le risorse del 5 per mille hanno permesso di sviluppare progetti di ricerca, migliorare la qualità delle cure riabilitative, formare personale specializzato e garantire inclusione sociale.
Se ogni euro firmato dai cittadini potesse arrivare realmente, i benefici sarebbero ancora più significativi: più terapie innovative, più sostegno alle famiglie, più opportunità per i giovani con disabilità e per gli anziani fragili.
Per questo la "Don Gnocchi", insieme a tutto il Terzo Settore, rilancia dunque con forza la richiesta alle istituzioni: liberare il 5 per mille dal tetto che lo limita, per dare pieno valore al gesto dei cittadini e trasformare ogni firma in cura, ricerca e inclusione.
«È il momento di un’alleanza tra cittadini, Parlamento e Terzo settore – conclude l’appello –. Perché il bene comune non può avere tetti».
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