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Per la prima volta accanto all'urna con lo spoglie del beato cappellano don Carlo Gnocchi: lo spettacolo teatrale "Ritorneranno"text in italic (con Andrea Carabelli e Matteo Bonanni, regia dello stesso Carabelli), realizzato con il patrocinio dell'ANA e della Fondazione Don Gnocchi, verrà riproposto sabato 11 maggio, alle ore 21, al santuario di Milano (via Cepecelatro 66), con ingresso libero. Parteciperà nell'occasione anche il coro alpino "L'è ben ver".
1941: l’intera Europa, eccetto la Gran Bretagna, è stata conquistata dalla Germania di Adolf Hitler. In questo contesto viene organizzata l’“Operazione Barbarossa”: la Germania schiera più di tre milioni di uomini contro il nemico di sempre, l’Unione Sovietica. Di questi, 250.000 sono stati messi a disposizione da Mussolini, deciso a condividere con il Führer la vittoria.
Dopo i fulminei successi iniziali l’avanzata si interrompe lungo un fronte che comprende tre città strategiche: Leningrado, Mosca e Stalingrado. Nei pressi di quest’ultima, pronti per dirigersi verso le montagne del Caucaso e i giacimenti petroliferi della Russia meridionale, sono stanziati gli alpini, accompagnati dal loro cappellano, don Carlo Gnocchi.
Ma Stalingrado resiste, e parte il possente contrattacco dell’Armata Rossa. Dopo aver abbandonato le postazioni a difesa del Don, gli Alpini in ritirata riescono a sfondare l’accerchiamento il 26 gennaio 1943. E' la battaglia di Nikolajewka. Gli alpini, senza essere mai stati sconfitti, completano la tragica e terribile ritirata russa, quella “campagna del dolore” che causò la morte di migliaia di innocenti.
“Ritorneranno” è una rievocazione storica costruita a partire dagli scritti e dai diari di don Carlo Gnocchi. Accompagnati dai canti dei cori alpini, Andrea Carabelli e Marco Bonanni rivivono e fanno rivivere momenti di memoria e di realtà: episodi di tristezza e sconforto, ma anche di serenità e di speranza, ricostruiti attraverso le parole di don Gnocchi.
Soprattutto, “Ritorneranno” mette in scena le parole, gli occhi e il cuore di un uomo che assiste a una delle più grandi sciagure della storia ma che, allo stesso tempo, ha il coraggio e la profondità di trarre senso e risposta da ciò che appare folle e malvagio attraverso la sua fede.
Ufficio Stampa Fondazione Don Gnocchi
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