PUBBLICATO IL NUOVO BANDO SERVIZIO CIVILE DIGITALE E... (Leggi tutto)
Oggi è una giornata particolare, accade che un anno sia volato via in un batti baleno! È sorprendente come il tempo possa scorrere così velocemente quando siamo immersi in esperienze significative che ci mettono alla prova, ci interrogano e ci spingono a superare i nostri limiti. È stato un periodo intenso dove vi siete dati al meglio mettendovi in gioco accanto a quella fragilità nascosta a molti, ma voi avete saputo riconoscerla e affrontarla.
Non sono mancate le fatiche e i momenti di “crisi” ma tante le occasioni di grande forza e scoperta personale. In questi mesi abbiamo imparato a osare, a crescere, a "sollevare l’asticella" e a non arrenderci di fronte alle sfide. Questo allenamento, per quanto impegnativo, vi ha resi più forti e consapevoli delle vostre capacità. Conservare e custodire il buono di questa esperienza sarà importante per il vostro futuro. Essere testimoni del bene possibile, è una missione che può accompagnare il viaggio di ciascuno, nonostante le inevitabili difficoltà che incontrerete lungo il cammino.
La fiducia e il sostegno che ci avete dato sono stati preziosi, e speriamo che le nostre strade possano continuare a incrociarsi, per condividere e moltiplicare i momenti di vicinanza e crescita reciproca stando ACCATO ALLA VITA SEMPRE!
Grazie di cuore per tutto e auguriamo a tutti voi una buona vita, piena di nuove avventure e soddisfazioni.
(Monica Malchiodi - Resp. Volontariato e Servizio Civile - Messaggio di saluto a conclusione dell'anno di servizio civile 2023/204)
Sono arrivata a Cochabamba il 12 agosto 2023, accompagnata dalle mie compagne, dalla nostra OLP e da tante sensazioni mai provate prima. La frase che mi ripetevo era “Wow, non è un viaggio, questa sarà la mia casa per il prossimo anno” e fin dalle prime ore mi sono resa conto che era proprio così. Il mio primo contatto con la Bolivia è avvenuto qualche ora dopo essere entrate nella nostra nuova casa: l’acqua del rubinetto non è potabile, per cui bisognava scrivere alla compagnia che consegna l’acqua a domicilio per ricaricare il dispenser. Un’azione molto semplice, ma così diversa da ciò a cui ero abituata…
Ricordo che le prime settimane sono state proprio così: ricche di novità, scoperte e nuove conoscenze, legate soprattutto alle piccole cose della quotidianità. A poco a poco ho iniziato a svolgere le mie solite attività ma in modo completamente differente. Come per esempio fare la spesa non al supermercato tra gli scaffali bensì al mercato tra i coloratissimi banchi di frutta e verdura e le caserite che ti offrono i loro prodotti oppure mangiare o prendere un caffè, ma non al ristorante o in un bar, bensì da un piccolo carrettino lungo la strada. Bere non aprendo il rubinetto ma prendendo l’acqua dal dispenser (se ti sei ricordata di ricaricarlo!). Spostarti per la città, non comprando il biglietto e andando alla fermata de pullman, bensì salendo il piccolo e sovraffollato trufi e sperando che faccia la strada che dovrebbe fare. Girando per la città mi stupisco ogni volta guardando tutto ciò che non sono abituata ad osservare: le grandi tanques di acqua in cima ai tetti, i mille fili elettrici che penzolano sopra le nostre teste, la luna vista da una prospettiva differente che sembra un sorriso, i banchetti delle cholite, con le loro gonne colorate, che vendono i loro prodotti, i coloratissimi mercati, il caos dei trufi che affollano la strada, i cani randagi, le bande che suonano ad ogni ora del giorno. Prima erano “strane” novità, ora sono diventate casa. Qualche giorno dopo il mio arrivo ho conosciuto le colleghe dell’associazione Tukuy Pacha, partner locale di Fondazione Don Gnocchi. Da subito mi hanno fatto sentire accolta e con il passare del tempo mi hanno accompagnata alla scoperta di questo nuovo contesto. Accompagnare le promotrici alle visite domiciliari è ogni giorno un’esperienza unica. Ogni persona ha la sua storia, ogni famiglia è differente, con le proprie difficoltà e risorse. Le prime settimane tornavo a casa la sera con la testa piena di domande.
Le persone sono molto accoglienti, offrono tutto ciò che hanno (soprattutto cibo, tanto cibo) ma allo stesso tempo sono timide e introverse. Entrare in relazione non è stato affatto semplice. Tuttavia, con mia grande gioia vedevo che dopo ogni visita riuscivano ad aprirsi sempre un po’ di più nei miei confronti, fino ad arrivare ad oggi quando mi prendono scherzosamente in giro perché non parlo quechua o mi offrono il gelato e mi invitano alle feste di paese. I bambini che incontro facendo le visite domiciliari sono speciali, gli abbracci che mi danno quando mi vedono arrivare o i sorrisi che regalano rimarranno un’immagine indelebile nei miei ricordi, così come i “grazie” pieni di riconoscimento da parte delle mamme, che ogni giorno si fanno in quattro per assistere il/la figlio/a con disabilità e, allo stesso tempo, portare avanti tutto il resto delle faccende domestiche. Sicuramente posso dire che mi stanno donando molto di più di ciò che io sto dando a loro con il mio servizio civile.
Non è tutto semplice ovviamente, ci sono incertezze, cambiamenti, difficoltà, storie difficili da elaborare, stili di vita, idee, costumi e abitudini da capire e un tornando di emozioni da gestire ma per ogni singola cosa posso dire “merece la pena”.
(Lisa, Bolivia 2023/2024)
Sono atterrata a Cochabamba il 12 agosto 2023, dopo quasi ventiquattro ore di viaggio. Il primo passo su suolo boliviano è stato accompagnato da una miriade di pensieri ed emozioni. Avvertivo la gioia di essere finalmente arrivata nel luogo che sarebbe diventata la mia casa per i successivi dieci mesi, la paura che caratterizza ogni grande inizio, ma anche la voglia di scoprire cosa avesse in serbo questa magnifica terra. Il clima quel giorno era stranamente nuvoloso, ricordo che il primo odore che ho percepito è stato quello della pioggia che mi ha subito fatta sentire a casa. Con il tempo avrei capito che quell’odore non si sente molto spesso, il clima qui è sempre mite e piacevole e il sole splende quasi tutto l’anno. Nelle settimane successive mi sono fatta sorprendere dalla miriade di colori e contrasti di questa città: dalle vie caotiche e trafficate ai giardini rigogliosi, dal cibo venduto per strada ai grattaceli di lusso. Ho imparato come spostarmi grazie ai Trufi che ti accompagnano ovunque tu voglia e come scegliere la migliore frutta tropicale al mercato locale.
Con il passare delle settimane ho avuto l’opportunità di conoscere lo staff locale dell’associazione Tukuy Pacha che mi avrebbe accompagnata in questo percorso. Ho trovato persone preparate, appassionate, capaci di un ascolto empatico autentico non solo con i beneficiari del progetto, ma anche con noi volontari. Le famiglie con le quali lavoriamo sono tutte, a loro modo, uniche. Da quello che ho potuto osservare in questi mesi la popolazione boliviana non è il classico cliché a cui si fa riferimento quando si pensa al Sud America. Le persone che ho incontrato sono sempre state un po’ introverse e diffidenti inizialmente, salvo poi accoglierti come una figlia quando percepiscono di potersi fidare. Sicuramente, almeno al principio, ci sono alcuni aspetti personali e lavorativi difficili da gestire. All’improvviso ti ritrovi catapultata in un nuovo, totalmente differente, contesto. Per quanto la formazione in Italia ti prepari a questo momento, non sei mai del tutto pronta. L’impatto con la realtà è forte, a tratti crudo. Nelle aree rurali la povertà è tangibile, l’igiene è spesso precaria e bisogna lavorare quotidianamente affinché i bambini con disabilità vengano inseriti in un percorso scolastico regolare e abbiano accesso alle terapie. La Bolivia non è però solo questo. È soprattutto colori, vivacità, tradizioni preservate con cura, autenticità e gentilezza, climi disparati, montagne e natura. È una cholita che lavora duramente per permettere ai figli di studiare e che ti offre sempre del cibo quando entri nella sua casa, è la signora della tiendita all’angolo a cui chiedi delle banane e, se in quel momento non le ha in negozio, le va a prendere a casa sua pur di farti felice. È il taxista che ti racconta la storia della sua vita e di come sia stato costretto a cambiare lavoro dopo aver perso il suo posto di dirigente in una multinazionale. È l’insieme di tante storie come questa che ti lasciano attonita e ti spingono a provare ad essere una persona migliore in un mondo spesso troppo iniquo. Il mio percorso è guidato dal costante tentativo di evitare il giudizio e le comparazioni tra la realtà da cui provengo e quella che mi sto trovando a vivere. Non so se ci sto riuscendo, l’unica certezza che ho maturato finora è che sto imparando tantissimo, probabilmente molto di più di quello che quotidianamente cerco di trasmettere ai fantastici bambini che incontro.
(Greta, Bolivia 2023/2024)
Cosa sono significati per me questi quattro mesi al Centro Spalenza-Don Gnocchi di Rovato? Tanto. Troppo. Impossibile raccontarli a parole. Mi sono spesso immedesimato nei pazienti e nella loro sofferenza. Non è sempre facile farli sorridere o dare loro una parola di conforto e spesso mi sono trovato in difficoltà perché non ho capito subito il tipo di approccio da adottare. Ma voglio rassicurare tutti sul fatto che ho visto sempre una luce particolare negli occhi delle persone: la luce di Matilde, Lucio, Roberto, Alberto, Michele, Lulù, Rosa e Angelica, e potrei citarne molti altri ... Questa esperienza di servizio civile mi ha dato l’occasione per imparare a stare bene con l’altro e soprattutto a farlo stare bene, facendogli dimenticare, anche se solo per un istante, le sue condizioni di salute. Ho potuto anche realizzare che la vita è un dono bellissimo, nulla è da dare per scontato e molto spesso sono i piccoli e semplici gesti a fare la differenza, a dare speranza che le cose possano migliorare. Ho capito che questo è il mio posto nel mondo: accanto ai più fragili. Ed è per questo che vi "lascio", per poter frequentare, con il dovuto impegno e passione, il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia.
(Edoardo, 2023 - Rovato)
Carissimi ragazzi, amici ed amiche di un percorso durato un anno, mi piace pensarci come amici di un viaggio trascorso troppo velocemente, intenso, faticoso, gratificante, sorprendente e purtroppo giunto alla sua conclusione.
Molti i ringraziamenti, festeggiamenti, gioie, fatiche, conquiste e lacrime che hanno accompagnato questi ultimi giorni. Personalmente vorrei ringraziarvi tutti per la fiducia che ci avete accordato e per non aver lasciato spazio alle difficoltà che per ciascuno non sono mancate, compresi tutti noi che abbiamo cercato di impegnarci al meglio per rendere questa esperienza non unica, ma semplicemente bella! Esperienza che speriamo possa avervi fatto meglio comprendere voi e le vostre potenzialità, i vostri talenti e gli ambiti su cui occorre migliorarsi. Vi abbiamo accompagnato con gioia cercando di sostenervi e farvi sentire tutta la nostra vicinanza. Speriamo di esserci riusciti! Ci avete sorpreso con le vostre riflessioni, i vostri stimoli e il vostro irrefrenabile dinamismo che, in non poche occasioni, è stato motore di nuove energie. Auguro a tutti voi il meglio e auguro a noi di potervi sentire vicini anche nel prossimo futuro, magari con aggiornamenti sui percorsi da voi intrapresi e su come continuerà il vostro viaggio. Un caro saluto, un abbraccio a tutti e… a presto!
(Monica Malchiodi - Resp. Volontariato e Servizio Civile - Messaggio di saluto a conclusione dell'anno di servizio civile)
Sono riservata per natura per cui non mi sono mai espressa, ma a conclusione di questo anno di servizio civile sento di voler ricambiare. Adesso che è ormai tutto finito, posso finalmente confessarvi che inizialmente io non volevo fare il servizio civile e soprattutto non qui, perché avevo paura e perché non mi sentivo capace e pronta ad interagire con persone con disabilità. Con il senno di poi chiaramente mi sono ricreduta e voglio anzi ringraziarvi per questa splendida opportunità che mi avete donato, che mi ha dato modo di conoscere in primis dei colleghi ed una olp meravigliosi, ma soprattutto mi ha spalancato le porte di un mondo nuovo che non conoscevo e che mi ha appassionata tanto, regalandomi gioia, emozioni - a volte anche molto stress - nuove abilità, maggior fiducia in me stessa e nelle mie capacità e che soprattutto mi ha fatto ritrovare una strada che per un po’ di tempo avevo smarrito. Grazie a voi ho finalmente capito che il mio posto nel mondo è accanto a chi ha bisogno, motivo per cui, al termine di questa esperienza, ho deciso di riprendere gli studi e laurearmi in infermieristica. Grazie a tutti voi per questo anno meraviglioso!
(Maria Pia, 2022 - Salerno)
Sono circa a metà del mio servizio civile in Bolivia ed è difficile riuscire ad esprimere come mi sento. Sono stati mesi davvero intensi, un turbinio di emozioni così forti che in realtà sembrano passati anni da quando sono partita. Sto iniziando il nuovo anno piena di gratitudine per questa esperienza che sto vivendo ed è per questo che la consiglerei a tutti.
Sono arrivata il 4 agosto 2022, atterrata a Cochabamba, insieme ai miei tre compagni di avventura. Ricordo che sin dall’inizio sono rimasta incantata dai colori di questa città: le strade straripano di mercati di frutta e verdura tropicali ed è impossibile non notare le cholitas con i loro aguayos color arcobaleno (tessuti tradizionali andini). Dopo i primi giorni di assestamento abbiamo conosciuto il personale di Tukuy Pacha, l’associazione locale che dal 2013 collabora con Fondazione Don Gnocchi in Bolivia. Credo che la forza e l’efficacia degli interventi dell’associazione è strettamente correlata alle donne incredibili che ci lavorano. È da poco tempo che ho iniziato ad affacciarmi al mondo del lavoro ma sono abbastanza sicura che trovare tanta passione e dedizione sia davvero qualcosa di raro e prezioso. Per questo motivo poterle affiancare nelle loro attività è un’importante opportunità di crescita, sia lavorativa che personale. Quasi tutte le attività di progetto vengono svolte nei municipi che si trovano nei ditorni della città di Cochabamba: si tratta soprattutto di realtà rurali che sembrano essersi fermate nel tempo, lontane dal caos e dalla frenesia cittadina. Visitarle per la prima volta ed entrare nelle case delle persone che le abitano è stato molto impattante. Spesso si tratta di case senza acqua e senza elettricità dove famiglie numerose dormono in un’unica stanza. A volte queste famiglie parlano solamente la lingua Quechua quindi temevo di non riuscire a stabilire un contatto diretto con loro. Sono rimasta invece molto sorpresa dalla loro disponibilità e accoglienza. Quasi in tutte le famiglie sono le donne a prendersi cura dei figli con disabilità ed è incredibile come, nonostante stiano vivendo situazioni di grande sofferenza, siano capaci di rivolgerti grandi sorrisi e offrirti abbondanti porzioni di cibo che è assolutamente vietato rifiutare!
Insomma sono ormai a metà percorso e da un lato non vedo l’ora di vivere a pieno i successivi mesi e scoprire cosa mi aspetta, dall’altro sento già la malinconia di quando quest’esperienza volgerà al termine. Partecipare al servizio civile è stata la scelta giusta al momento giusto . Invito tutti a candidarsi al prossimo bando... perchè non ve ne pentirete!
(Angelica, 2022 - Servizio Civile Estero)
In questo primo periodo qui a Cochabamba, la maggior parte del tempo è stato dedicato al supporto delle visite domiciliari che le promotoras - ovvero le professioniste locali - effettuano nelle case delle persone con disabilità. Spesso sono tornato a casa con un vortice di emozioni e pensieri che è difficile spiegare ... L’incontro con la disabilità e la povertà non è mai facile e soprattutto non è mai facile abituarcisi. Un po’ alla volta mi sono reso conto che non c’era solo quello: non solo persone con disabilità, non solo famiglie in condizioni di povertà economica e/o sociale ... ma anche tanto affetto e attenzione verso i figli e gentilezza e ospitalità verso chi entrava nelle loro case. Con il tempo ho riconosciuto la gratitudine e la riconoscenza per il lavoro svolto nei loro confronti, così come una grande forza d’animo nell’affrontare le difficoltà e gli impegni che richiedono la cura di una persona con disabilità. Non sempre tutto va nella direzione giusta e a volte ci si sente impotenti di fronte ad alcune situazioni in cui non si riesce a ottenere i risultati sperati. Ma il mio tempo speso qui si sta rivelando pieno di esperienze positive e di nuovi incontri: un'emozione unica che mi sta arricchendo molto dal punto di vista professionale e personale. Sono sempre più convinto che la scelta che ho fatto ormai quasi un anno fa, di vivere l'esperienza di servizio civile all'estero, sia stata la scelta giusta!
(Giovanni, 2022 - Servizio Civile Estero)
Il 3 agosto siamo partiti, direzione Cochabamba, Bolivia. Il 4 siamo atterrati su suolo boliviano, nella capitale gastronomica, che ci farà da casa per i prossimi 11 mesi. Il fuso orario, l’arrivo a 2.500 mt sul livello del mare, le mille emozioni contrastanti di felicità, curiosità e malinconia, ci hanno accompagnato durante tutto il viaggio e nei primi giorni di servizio civile.
Un nuovo inizio, una nuova cultura, una nuova lingua, nuovi compagni di avvenutra e nuovi progetti da vivere. L’incertezza e il nuovo che se da una parte mi pone curiosa, dall’altra un pochino mi spaventa.
Oggi sono passati quasi 2 mesi dal nostro inizio. In questo periodo sul campo l’accoglienza che abbiamo trovato, la cordialità delle persone locali, i confronti che diventano opportunità di crescita e apprendimento, i colori dell’imminente primavera, la frutta e la verdura dei mercati, i paesaggi andini e i nuovi affetti che stiamo creando, stanno arricchendo i miei giorni e mi aiutano nei momenti di difficoltà. Le mie giornate lavorative sono composte per la maggior parte da visite domiciliari nei 5 municipi attorno a Cochabamba, nei quali il partner locale Tukuy Pacha lavora. L’impatto con una realtà diversa dalla mia spesso mi lascia vuota, con una grande rabbia e con una certa difficoltà a capire le diverse situazioni. Fortunatamente le colleghe con le quali lavoriamo, con la calma e il tempo necessario, mi aiutano ad analizzare, a cambiare prospettiva e mi permettono di capire meglio ed accettare la realtà in cui sono immersa. E grazie a questa esperienza sto imparando anche a lasciarmi sorprendere un po’ di più. Spesso il programma giornaliero non è quello pensato o organizzato in anticipo ma può variare e dunque mi capita di reinventarmi e di trovare soluzioni alternative. D’altronde fin dai primi giorni ci hanno insegnato che in Bolivia “Todo es posible pero nada es seguro”. Entonces, vamos a ver …
(Francesca, 2022 - Servizio Civile estero)
La prima impressione avuta della Bolivia è di un posto fuori dal mondo, con un suo tempo, un suo spazio e una sua identità. Non riuscivo a trovare analogie con quanto visto in Europa, in Italia e nella mia città. La Bolivia al primo sguardo appare come una moneta i cui bordi sono stati modellati dalla mano del tempo. La frenesia dei taxi e veicoli anni 90 da un lato e lo sfondo delle montagne, immobili, che si ergono a più di 2.500 mt di altitudine. Il movimento della Cancha e la quiete di Arani.
La Bolivia è un paese che sa vivere, che sa fare della propria cultura il proprio punto di forza e il punto da cui ripartire. Qui si cucina, si parla Quechua e si balla la cueca. La gente è sorridente e le persone dell’associazione qui lavorano con entusiasmo. Una volta entrati nella sede di Tukuy Pacha siamo stati accolti da gente motivata, competente e piena di vitalità che ci ha fatto sentire parte di un team. Tornando alla metafora della moneta, Cochabamba ne è un esempio perfetto. La città è divisa in due, culturalmente, politicamente ed economicamente. Da un lato la zona Nord: locali, ristoranti, eventi e grandi vetrate. Dall’altro lato della moneta la zona sud: il lato consumato, antico. Il divario è palpabile, spostandosi col "Trufi" inizi a percepire una incolmabile differenza sociale. Non hai grandi vetrate, hai case in mattoni. Non hai ristoranti, hai pensioni dove la gente del posto pranza con pochi soldi. Non ci sono eventi la sera il che non è una priorità dato che la più grande differenza tra i due "lati della moneta" è la mancanza di acqua corrente in tutta la zona sud. Il primo impatto è stato sicuramente forte. Molte abitazioni hanno una sola stanza, le condizioni igieniche non sono ottimali e molto spesso, purtroppo, le madri delle persone con disabilità sono abbandonate a loro stesse. Questa esperienza di servizio civile lascerà un segno indelebile dentro di me. Ogni giorno è diverso dall'altro e il mio impegno accanto ai più fragili sempre rinnovato.
(Marco, 2022 - Servizio Civile estero)
In questi primi mesi di servizio civile al Centro Don Gnocchi di Salerno ho conosciuto il gruppo di ragazzi presi in carico dal servizio di terapia occupazionale. Ragazzi meravigliosi che ci ricordano ogni giorno i nostri e i loro impegni e che a turno sono impengati in diverse attività tra cui quella di preparare il caffè (anche per noi). Passano i giorni, entrano ed escono dalla struttura anche altri utenti tra cui bambini (un po' meno contenti di poter fare terapia), ragazzi ed adulti...ognuno con le proprie fragilità, con le proprie difficoltà, con i propri progressi, con il proprio sconforto ma con il sorriso che incontra sempre anche il nostro! Approfondire il mondo della disabilità e conoscere più nel dettaglio le diverse patologie (e le loro caratteristiche) dei pazienti è una delle cose mi incuriosisce di più. In questo anno cercherò di apprendere il più possibile. L'estate è calda e dalla nostra struttura vediamo il blu del mare confondersi con il blu del cielo. Non è da tutti! Ho avuto anche la fortuna di poter attraversare le onde del mare con il kayak, grazie ad un progetto attivo nel centro, un’esperienza che regala emozioni, ansie, gratificazioni ma soprattutto senso di libertà. Per tutti, nessuno escluso. (Rossella 2022)
È passato relativamente poco tempo da quando ho cominciato la mia esperienza di servizio civile in Fondazione Don Gnocchi, al Centro Don Gnocchi di Parma, ma sto già cominciando a toccare con mano tanto di quello di cui abbiamo parlato durante il percorso formativo. Mi sembra, ogni giorno, di vivere in tanti piccoli-grandi mondi diversi, uno per ogni paziente. A volte questi mondi sembrano lontani dalla realtà al di fuori della struttura, altre volte si intersecano, come quando i pazienti entrano in contatto tra di loro, con i loro familiari o con il personale della struttura. Ogni volta che entro in questi “mondi” non solo ho la possibilità di osservare e imparare cose nuove ma anche di entrare a far parte di queste realtà che, mano a mano, diventano sempre più dettagliate e profonde. Spero con la mia esperienza di apportare un contributo sempre più significativo all'interno di questi mondi. C’è ancora tanta strada da fare e non mancano le difficoltà, ma sono veramente grata di questa possibilità perché già ora riesce ad essere molto coinvolgente ed appagante. Sono sicura che lo sarà sempre di più con l'avanzare del tempo. Sarà una bella avventura!» (Jessica, 2022)
Da circa nove mesi sto svolgendo il Servizio civile presso il Centro “S. Maria della Provvidenza” Fondazione Don Gnocchi di Roma. In questa struttura vivono persone per così dire “speciali”, ognuna con le proprie peculiarità: gli ospiti della RSA dove presto servizio presentano infatti diverse patologie, quali la demenza e altri disturbi cognitivi, con una scarsa, se non del tutto assente, autonomia nei movimenti. Il mio impegno come volontaria del Servizio civile consiste principalmente nello stare a fianco degli ospiti, creando con loro un legame e promuovendo attività di socializzazione tramite giochi o momenti di condivisione in gruppo. Noi giovani volontari e gli ospiti siamo simili per una peculiarità: quella di avere una propensione verso l'Altro. In altre parole, abbiamo lo stesso “cuore” e la stessa volontà d’animo di donarci all'Altro gratuitamente. Sebbene sia consapevole delle limitazioni fisiche e cognitive delle persone con cui mi interfaccio ogni giorno, avverto questo senso di reciprocità tra me e loro: come a dire, “Io ci sono”, come il titolo del nostro progetto di Servizio civile, e questo tempo lo dedico esclusivamente a te, a noi. Credo che questa visione possa essere condivisibile anche dagli altri volontari, miei colleghi di servizio in Fondazione Don Gnocchi, e invito tutti i giovani a provarla direttamente: sono sicura che ne usciranno arricchiti. (Marta, 2022)
C’è una parola in cui ho sempre creduto anche prima di iniziare questa esperienza che è prossimità: farsi prossimo, stare accanto e qui, nel reparto per pazienti con gravi cerebrolesioni del Centro “Don Gnocchi” di Firenze, ho l’opportunità di farlo in modo speciale. Ho imparato che le esperienze che facciamo, soprattutto quelle fatte con gratuità, sono le più autentiche e quelle che fanno crescere maggiormente. Il servizio civile significa dare continuità a un cammino che stavo già facendo, arricchito dal contatto con la sofferenza. Ai ragazzi che il prossimo anno sceglieranno di svolgere questo servizio, suggerisco di buttarsi con coraggio e lasciarsi guidare dall’istinto: se ci si sente attratti, anche solo istintivamente dalle proposte della Fondazione Don Gnocchi, non bisogna ragionarci troppo, bisogna solo farlo. (Benedetta, 2022)
Il servizio civile nella Fondazione Don Gnocchi è un vero e proprio viaggio di un anno che sta dando a ciascuno di noi l’opportunità di vivere la realtà senza filtri, di condividere il tempo con persone sincere, trasparenti. Di più: il tempo speso durante l’esperienza è davvero un tempo pieno di amore e verità. Ogni persona che ho incrociato lungo questo percorso mi ha donato qualcosa e dato la possibilità di guardare alla quotidianità con occhi differenti. Io spero nel mio piccolo di aver fatto lo stesso. Ho vissuto molta più verità presso il Centro “Vismara-Don Gnocchi” di Milano in sei mesi, che in tutta la vita fuori dalle sue mura. La spontaneità è disarmante e nel compiere passo dopo passo questo percorso - oltre ad essere un’opportunità unica ti dà la fortuna di respirare l’essenza della vita - mi sento cresciuto rispetto alla partenza e la mia vita è più bella. Proprio così: più bella! (Daniel, 2022)
La mia esperienza di servizio civile in Fondazione mi ha portato ad interrogarmi sul concetto di diversità. La diversità non è altro che una splendida ricchezza, ognuno di noi è diverso ed è proprio grazie alle differenze che ci contraddistinguono che possiamo ampliare le nostre conoscenze. Se ne siamo spaventati non la accettiamo, ma io penso che chi vive la diversità come una cosa di cui avere paura vive una vita triste. Le diversità che ci caratterizzano ci rendono esseri unici e rari. L’abitudine di etichettare gli individui in base alle caratteristiche fisiche, di razza, di sesso, di religione ci ha fatto dimenticare quanto sia bello il mondo proprio grazie a queste differenze. Diversità è libertà, libertà di essere sé stessi. Nessuno può essere libero se è costretto ad assomigliare agli altri… e come diceva Oscar Wilde "bisogna assomigliarsi per comprendersi ma occorre essere diversi per amarsi”. (Alessandro, 2021)
La mia esperienza di servizio civile in Fondazione è stata davvero bellissima e mi ha ricordato i tanti aspetti positivi citati in una poesia di Erri De Luca, che ha tra l’altro sottolineato di considerare il servizio civile un valore che ti fa crescere e ti fa sentire utile. Ecco, anche per me è stato così… (Matilde, 2020)
Per me l’anno di servizio civile è stato come un viaggio in treno. Inizialmente conoscevo soltanto la durata del viaggio e la meta, ma non avevo idea di come sarebbe stato il percorso. Piano piano, i vagoni del treno, che erano vuoti, hanno iniziato a riempirsi di compagnia, di emozioni, di insegnamenti e di esperienze. Ho cominciato ad incontrare persone meravigliose: ospiti, operatori e colleghi. Devo essere sincera, in questo viaggio non è andato sempre tutto per il meglio: ci sono stati periodi in cui eventi esterni hanno messo i bastoni fra le ruote e non è stato facile cercare di non abbattersi. Avere vicino delle persone che stavano facendo il mio stesso viaggio e potevano comprendere le mie preoccupazioni e i miei sentimenti mi ha aiutato a farmi forza. Sono sicura che questo viaggio che mi ha insegnato molto e mi ha regalato molte gioie, lascerà un segno indelebile dentro di me. (Flavia, 2020)
Qualche giorno fa un utente mi ha chiesto di raccontargli, da remoto, che cosa è stata per me questa esperienza. Gli ho detto che è stato un percorso che mi ha dato una sensibilità che prima non avevo: la sensibilità di rapportarmi al mondo esterno, alla vita, a quelle che sono le piccole attenzioni nel mondo della disabilità, a cui prima io non rivolgevo l’attenzione, o che magari vedevo, ma a cui non davo il giusto valore. Quindi ho ringraziato tanto i ragazzi disabili, perché con i loro racconti, con i loro esempi di vita e con il loro modo di essere mi hanno dato una sensibilità che altrimenti non penso avrei potuto avere e sviluppare in qualche altro contesto. (Eleonora, 2020)
La metafora del viaggio, inteso come percorso di vita, si applica molto bene alla mia esperienza nella Fondazione. È un viaggio che mi ha portato lontano, alla scoperta di un’umanità sconosciuta, fatta di uomini e donne evidentemente fragili, con le loro condizioni di difficoltà o di abbandono. Questo mi ha fatto vedere la vita con uno sguardo diverso, facendomela apprezzare di più e contemporaneamente accrescendo in me il desiderio di aiutare le persone che più hanno bisogno. È un’esperienza in cui si dà, ma in cui si riceve anche tanto. Basta un sorriso di gratitudine o un abbraccio spontaneo per capire che si sta facendo qualcosa di bello e importante. Ci sono storie e persone che non dimenticherò mai. Sono quelle che mi hanno fatto capire che ognuno di noi è il risultato delle esperienze di vita vissute e che spesso il disagio nasce dalla solitudine e dall’abbandono, ma soprattutto che ogni vita è preziosa e che c’è sempre da imparare. (Alessia, 2020)
Non ci sono parole per definire quello che puoi provare durante questo percorso. Questo in Fondazione è stato un nuovo percorso della mia vita, che mi ha aiutato non tanto dal punto di vista formativo, ma soprattutto emotivo. Era la cosa di cui avevo bisogno in quel momento. Mi ha cambiato davvero tanto. Le persone che ho incontrato non penso che riuscirò a ringraziarle abbastanza, perché mi hanno fatto sentire davvero bene: quando entravo in struttura era come se fosse un altro mondo. Per quelle cinque ore stavi nel tuo mondo, a fare le tue cose, il tuo dovere, e poi quando uscivi, ti sembrava di aver cambiato totalmente vita. (Rehma, 2020)
La mia esperienza è stata bellissima. Sono arrivato con una certa mentalità, da ragazzo che usciva dal liceo e il fatto di entrare in un mondo adulto lo vedevo come un’esperienza prevalentemente formativa. Per me è stata una crescita comunque importante, sia dal punto di vista formativo, ma soprattutto personale. Io proprio per questo ho voluto riassumere la mia esperienza con questo slogan: “Non comprendo finché non vivo”. Ho trovato tante cose che mi hanno davvero coinvolto, a partire dalle relazioni con le persone. Per me è stato un anno veramente importante. (Johnny, 2020)
Vorrei ringraziare tutti per la pazienza che è stata esercitata con me. Prima di iniziare il servizio civile, immaginavo che potesse essere una bella esperienza, ma tutti mi dicevano: “Ti conosciamo, non sei costante, magari non riesci a far tutto. Cosa vai a fare, visto che poi tanto abbandonerai e farai una figuraccia?”. Invece non è stato così. In primis, vorrei anche ringraziare me stesso, perché questa esperienza mi ha fatto crescere, mi ha fatto essere costante e soprattutto mi ha introdotto in un mondo nuovo, che ovviamente non conoscevo e quindi mi sento cresciuto anche in questo caso. L’esperienza al Centro Vismara di Milano è stata bellissima. Io credo che la gran parte delle persone vedano i ragazzi disabili come persone che devono essere aiutate, ma penso anche che noi persone comuni, dedite alla nostra vita di tutti i giorni, abbiamo molto da imparare da loro. Io ho imparato tantissimo da loro. E una bella esperienza e visto che il servizio civile è un’esperienza a disposizione di tutti, spero che molte persone alla fine decidano di farla. (Daniel, 2020)
Nonostante il breve tempo, condizionato purtroppo dall’emergenza Covid, siamo riusciti a dare molto agli ospiti e loro sono riusciti a darci moltissimo. Quindi questa è la prova che non serve fare chissà quale impresa per costruire realmente qualcosa di serio e concreto. Anche un piccolo gesto in tutto questo contesto può significare moltissimo. È una cosa che prima sapevo, ma la davo un po’ per scontata. Invece ne ho avuto conferma dall’esperienza e mi servirà per la vita in generale. In più, il servizio civile in Fondazione mi ha dato anche una prospettiva di vita. Questa esperienza mi ha dato uno spunto di riflessione per il mio futuro, nel senso che mettermi al servizio di qualcuno mi ha dato molta soddisfazione ed è una cosa che mi piacerebbe continuare a fare. (Alessandro, 2020)
L'idea di iniziare il Servizio Civile Universale è nata principalmente da un desiderio personale di dedicare parte del mio tempo ad altre persone e un po’ è stata anche dettata da una forte curiosità: quella di conoscere meglio una realtà non molto estranea per me: quella della disabilità.
Sono stata selezionata e collocata al Centro “S. Maria Nascente” di Milano della Fondazione Don Gnocchi, la mia prima scelta. Nel mio reparto ci sono ragazzi che vivono lì, la Fondazione Don Gnocchi è la loro casa.
Quello che proviamo a fare è dare importanza ad ogni singolo minuto trascorso insieme, con attività creative, cantando e ascoltando musica, con il laboratorio di cucina, praticando sport e festeggiando i compleanni. Nel week end, invece, ci sono spesso attività ancora più divertenti come cinema, teatro, musical, eventi sportivi…
Quello che ho scoperto è che l’incapacità di parlare non significa non essere in grado di farsi capire: in questo ci riescono molto bene.
Grazie all'aiuto degli educatori Serena e Veronica, degli operatori e dei ragazzi stessi (in particolar modo Giordana, che mi racconta spesso molte cose dei suoi compagni) ho imparato a conoscere i ragazzi uno per uno, capendo i loro bisogni e le loro emozioni.
Condividendo cosi tanto tempo con loro, ridendo e vivendo, ho imparato ad ascoltarli cercando i loro sguardi pieni di parole. Sto imparando soprattutto a crescere come persona, ad essere più paziente e ad abbracciare con il cuore aperto qualsiasi loro manifestazione d’amore. Perché quello che non ci rendiamo conto è che si parla di persone in grado di amare.
E, sebbene molti apparentemente sembra non siano in grado di comunicare, nella realtà dei fatti lo fanno molto meglio delle persone cosiddette comuni. L'ondata di affetto che ricevo e da cui vengo pervasa ogni volta che entro nel mio reparto è qualcosa che non si può descrivere, ma che auguro a tutti di provare almeno una volta nella vita. (Federica, 2019)
Spesso mi è stato chiesto perchè abbia scelto di svolgere il servizio civile e quali siano state le motivazioni che mi hanno spinto ad investire un anno del mio tempo in un progetto con gli anziani.
La mia motivazione è semplicemente il voler esserci, esserci in modo consapevole, esserci in relazione, esserci in termini di condivisione, esserci inteso come volontà di poter dare il proprio contributo per cercare di migliorare il tempo di persone fragili, esserci garantendo la mia presenza attiva.
In ogni percorso, in ogni nuovo inizio, siamo accompagnati dall'ansia di non saper fare, di non essere all'altezza, dalla paura di sbagliare, dal timore del giudizio di non aver fatto o di aver fatto male. Giunta ormai a metà del mio cammino, l'unica cosa che posso dire è di aprirsi, di aprirsi alle persone, di lasciarsi pervadere dalle emozioni, dai loro vissuti, dai loro stati d'animo... Non c'è un modo giusto o sbagliato di agire, bisogna semplicemente esserci.
Prima di questa esperienza - sto svolgendo il servizio civile accanto agli anziani dell’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano - raramente mi sono interrogata sul reale e profondo valore del tempo e ancor di più, di come davvero valga la piena riempirlo. Ti rendi conto che ogni attimo, ogni momento, diventa quello giusto, giusto per un racconto, per un abbraccio, per un sorriso, per accogliere delle lacrime, ogni momento diventa quello giusto perchè sai che ancora c'è e puoi riempirlo di significato. Stando a contatto con persone che spesso non riescono più ad utilizzare la parola come mezzo di comunicazione, scopri che l'espressione di un bisogno può passare da una stretta di mano, da un sorriso, che la gratitudine e l'affetto possono essere trasmessi attraverso un abbraccio, scopri che gli occhi davvero riescono a comunicare e ad emozionare molto più delle parole.
Il servizio civile mi sta insegnando ad essere promotrice di ben altri valori, mi sta insegnando l'importanza della sensibilizzazione alla fragilità, alla responsabilità e soprattutto che l'attenzione è la forma più grande di rispetto.
Mahatma Gandhi diceva: *«Chiunque abbia qualcosa che non usa, è un ladro». Doniamo i nostri sentimenti, le nostre emozioni, il nostro amore, il nostro tempo, facciamo in modo di non essere ladri di noi stessi, mettiamoci a disposizione dell'altro... trasformiamoci da “ladri” a paladini di giustizia*. (Emanuela, 2019)
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Servizio Volontariato e Servizio civile - Fondazione Don Gnocchi
Sede: Milano, Istituto "Palazzolo-Don Gnocchi", via don Luigi Palazzolo 21.
Orari: da lunedì a venerdì, dalle ore 9 alle 17.
Responsabile: Monica Malchiodi
Referenti: Marina Simoncini, Elisa Kalaj
Tel.: 02 39703381 - 02 39703589
Email: volontariatoeserviziocivile@dongnocchi.it